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Quanto guadagnavano gli artisti in Italia fra Cinquecento e Seicento? Che cosa significava, contrattualmente, essere un pittore di corte a Ferrara negli anni settanta del Quattrocento o presso i Medici in pieno Seicento? Quali dinamiche determinavano i diversi compensi all'interno del sistema cortese, nel rapporto diretto con il committente o nel più complesso mercato dell'arte? Come verificare, utilizzando gli indicatori economici, la carriera di un artista come Guido Reni o come il Morazzone, le sue fasi di ascesa e di declino? E, soprattutto, in che modo e a quali condizioni rispondere correttamente a tali domande consente allo storico dell'arte di affinare la propria conoscenza di una singola opera o di interi processi produttivi, frutto di pratiche artistiche e di un incontro fra domanda e offerta, basata su fattori solo di rado precisabili con certezza, a fronte di una più generale storia economica segnata da flussi di crescita e da crisi?
Intorno a questi interrogativi, e a numerosi altri a essi collegati o da essi sollecitati, si articola il prezioso volume a cura di Raffaella Morselli (collana "Annali del Dipartimento di Scienze della comunicazione dell'Università di Teramo"), che raccoglie un'introduzione di Marcello Fantoni e i contributi di Guido Guerzoni, Andrea Spiriti, Elena Fumagalli, Paola Besutti, Rob Hatfield e della stessa Morselli, studiosi da tempo al lavoro su campi d'intersezione tra la storia sociale dell'arte e la storia economica.
Il filo conduttore di questa raccolta di saggi, e suo principale punto di forza, anche rispetto alla più recente storiografia sul mercato dell'arte, risiede nello sforzo, ampiamente condiviso dagli autori, di fare chiarezza e di proporre basi solide, ma di volta in volta adatte al contesto intorno al quale ci si interroga, a proposito delle modalità con cui la storia dell'arte può utilizzare i dati economici sul lavoro dell'artista, non esclusivamente quelli messi a disposizione dalle fonti "contabili", già di frequente incluse senza elementi di contesto e di esegesi nelle ricerche monografiche su artisti o cantieri, ma anche quelle recuperate all'interno dello spettro più ampio della letteratura artistica e delle testimonianze della storia del collezionismo.
Procedendo in tale direzione, anche ciò che, almeno a prima vista, potrebbe apparire un difetto del libro, ossia la varietà delle metodologie di indagine utilizzate, nonché di fonti e di contesti indagati (che vira dall'analisi di fenomeni macroscopici, quali la domanda di servizi e beni artistici-suntuari all'interno delle corti rinascimentali, fino al sondaggio monografico su artisti e cantieri), diventa il suo pregio più grande. Allo storico dell'arte, come allo storico dell'economia specialista di consumi culturali, è così offerta una casistica complessa e articolata, capace di collegare le cifre dei compensi, cioè i dati misurabili del lavoro dell'artista, alle pratiche e ai processi del lavoro intellettuale, difficilmente valutabili e interpretabili attraverso l'esclusivo strumento della statistica.
Giovanna Capitelli
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