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scheda di Cortellazzo, S., L'Indice 1990, n. 7
"Un film sull'essenza di un sentimento, di un'ideologia; sulla frammentazione e sullo sbriciolamento contemporanei. Comincia che è già finito, non ha un finale perché neppure ha un inizio. È soltanto una passeggiata, un percorrere il nostro tempo e i nostri giorni, che a un certo punto si interrompe nel modo più pertinente: con uno sberleffo". Così Fellini definisce il suo ultimo film, "La voce della luna", aggiungendo inoltre che una delle spinte primarie a realizzare quest'opera è stata quella di ubbidire alla sua vocazione di capocomico teatrale. Tutto il resto, tutte le altre parole spese sul film, sono chiacchiere, chiacchiere inventate, come confessa Fellini, in buona fede, per far contenti gli amici giornalisti. Nella breve premessa alla sceneggiatura il grande regista si intrattiene a narrare aneddoti, descrizioni e appunti sulla lavorazione del film, con quel gusto dell'affabulazione colorita, suggestiva e un po' fiabesca che gli è proprio. Una nota di Gianfranco Angelucci ci introduce alla sceneggiatura vera e propria, o meglio alle mille difficoltà di tale impresa, portata a termine in realtà con ottimi risultati da Aureliano Luppi. Una sceneggiatura che cerca di restituire, al di là dei dialoghi, i mille suoni, dialettismi e voci che si rincorrono nel film. Un'operazione non facile dato che si tratta, come sottolinea Angelucci, di un film "in cui la sonorità è sottilmente 'mentale', impercettibilmente distorta o dolcemente dissonante [...] e i messaggi udibili, cantabili da un etere senza controllo, arrivano accavallati e torbidi oppure nitidi e indistinguibili: come le voci e i richiami ingannevoli dei pozzi".
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