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Una scrittura fresca, ma non per questo ingenua; sentimenti immediati, ma non per questo privi di complessità e contraddizioni. Sono evidenti nel bel primo lavoro di Michele Aprile sia il lavorio dello scrittore che costruisce, inventa, recupera e cuce insieme con abilità da narratore esperto situazioni, personaggi, il passato e il presente, emozioni e immagini, sia l'onestà del lavoratore con la dignità appunto del suo operare, con il suo caparbio desiderio di autonomia da guadagnarsi tramite il lavoro. E' in questo senso che probabilmente scrittore e personaggio coincidono in questa narrazione fortemente autobiografica: la tenacia, la curiosità e l'onestà del personaggio sono le stesse dello scrittore e del ragazzo e oggi uomo Michele Aprile. Sensibile in Aprile anche la capacità di evocare le difficoltà e le possibilità del presente e rievocare quelle del passato, queste ultime attraverso immagini, giochi e suoni di un'infanzia che è insieme mito e salda concretezza.
Il protagonista di questo romanzo, proprio come l’autore stesso, si chiama Michele, infatti si ha l’impressione che le due persone coincidano. I due raccontano la propria storia, o per meglio dire, la propria Bari; le pagine di questo romanzo infatti, sono intrise di "baresità"! Michele racconta le sue tradizioni, descrive i momenti d’infanzia che l’hanno segnato e arriva persino alle citazioni in dialetto. L’autore ha dato il suo meglio proprio nel caratterizzare in maniera così incisiva la sua città, infatti tra le pagine del romanzo ho riconosciuto quartieri e atmosfere e mi sono sentita un pochino a casa. Michele cresce, la storia prosegue e le prime difficoltà vengono a galla perché il futuro si rivela più difficile del previsto. Eppure, anche quando i conti non tornano ed i soldi sono pochi, i punti saldi nella sua vita lo mantengono in piedi: la famiglia e l’amico Pino, la sua terra, il calcio e soprattutto le lenticchie il mercoledì. Un banale piatto caldo di legumi rappresenta in questa storia la tradizione e il punto fermo che riesce sempre a far tornare il buonumore. Le lenticchie sono molto di più che un frugale pasto, sono la certezza di un piccolo benessere settimanale ritrovato, una tradizione che tiene accesa la speranza di un futuro migliore. La precarietà del lavoro per Michele diventa un serio problema e il giovane, pur pieno di buona volontà, si trova a dover fronteggiare una crisi dopo l’altra. I momenti bui non durano per sempre e, dopo un’ intera vita di lotte e ricerche d’impiego, proprio quando Michele sta per perdere le speranze, il cerchio sembra chiudersi e il nostro protagonista è vicino alla tanta agognata serenità. Il romanzo si conclude in maniera felice, e con quello che si direbbe un “ritorno alle origini” arriva finalmente il lieto fine !
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