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Delle tre opere pubblicate in italiano dalla scrittrice ecuadoriana Mónica Ojeda, 𝘝𝘰𝘭𝘢𝘥𝘰𝘳𝘢𝘴 è il libro che meglio spiega perché sia regolarmente associato al suo nome un recente fenomeno letterario, il «gotico latinoamericano». Di questo nuovo genere farebbero parte autrici come la sua connazionale María Fernanda Ampuero, l'argentina Mariana Enríquez, la boliviana Giovanna Rivero e la venezuelana Michelle Roche, tra le altre. Si tratta però di una categorizzazione che, pur evidenziando il comune interesse per la condizione femminile, non restituisce in toto la complessità del loro universo. Questo libro, tradotto da Massimiliano Bonatto e pubblicato da Polidoro dopo i romanzi 𝘔𝘢𝘯𝘥𝘪𝘣𝘶𝘭𝘢 e 𝘕𝘦𝘧𝘢𝘯𝘥𝘰, riunisce otto racconti che esplorano da diverse prospettive la natura atavica della violenza. Grazie a una narrazione surreale e intrisa di poesia, prende forma un mondo in cui convivono la modernità, i miti e la magia. Qui possono apparire donne alate con un occhio solo – le 𝘷𝘰𝘭𝘢𝘥𝘰𝘳𝘢𝘴 del titolo – che dissetano le api con le loro lacrime. Altrove, l'erotismo si mescola all'orrore, tra aborti affidati all'antica sapienza di donne isolate dal mondo, decapitazioni, perversioni, possessioni, allucinazioni e scosse telluriche che non lasciano scampo. C'è, infine, la violenza suprema, la morte prematura e inconsolabile, sfidata disperatamente da uno sciamano che strappa sua figlia all'Uku Pacha – il «mondo di sotto», dove per gli inca abitano i defunti – e tenta di riportarla in vita scalando le pendici di un vulcano. Osservava Elias Canetti che le parole non sono mai abbastanza potenti da resuscitare i morti. Per mezzo di esse, tuttavia, ciascuna delle protagoniste di questi racconti trascende ogni convenzione e ogni stereotipo sulla femminilità, affermando un'identità singolare, difforme, irriducibile. È doveroso l'auspicio che neppure l'immagine dell'autrice resti imprigionata entro gli angusti confini del «gotico andino».
Una raccolta di racconti gotici e oscuri che attingono forza dalla paura e soprattutto dalla violenza. I racconti sono disturbanti e spesso disgustosi motivo per cui non consiglio la lettura a chiunque.
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