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Volevo essere stupefacente - Gordon Lish - copertina

Descrizione


Grande revisore, teorico della composizione, apologeta della seduzione letteraria, la sineddoche di quattro lettere «Lish» è diventata ormai il simbolo di un approccio perfezionistico al testo votato a una calibratura minuziosa della frase. Riesce perciò difficile non restare abbagliati, se non accecati, dalla cura che emerge dai suoi racconti, cullati dal ritmo variabile della sintassi, stimolati dalla ricorsività dei temi, solleticati dai continui giochi linguistici e dall’uso sapiente di ogni figura retorica. Subito si è portati a considerare la prosa di Lish come l’espressione più alta di una sublime arte dell’ellissi, resa possibile solo grazie a un’intimità febbrile, pluriennale e per niente pacificata con il linguaggio. Ma cosa si cela dietro quest’attenzione per lo strumento letterario, questo perentorio sgomitare della forma in ogni singolo episodio narrativo? Al di là di Lish, è possibile che nessuno come Gordon abbia preso sul serio l’ironia tipica delle parole, la loro irriducibilità a farsi totalmente trasparenti e lasciare che la realtà possa emergere senza farsi trasfigurare. A ben vedere, i racconti di Volevo essere stupefacente restituiscono una quotidianità lontana anni luce dai salotti letterari, fatta di senzatetto rimbecilliti, prostitute alcoliste, interminabili ciance sui vizi dei figli, parchi pubblici, problemi cutanei o intestinali. Momenti di mal-essere, per così dire, di vita vissuta, in cui irrompe sempre qualcosa di impronosticabile, come se l’analogia fosse la cifra del pensiero e della scrittura: riflessioni, fissazioni, interiezioni e ricordi, spiacevoli, disdicevoli o dolcissimi che siano. Evidentemente la persona «che scrive», dietro alla figura autoriale ricamata dalla critica, l’origine di questo tappeto armonico fatto di humor yiddish, sembra dirci che la verità letteraria è qualcosa di solo intuibile in una visione di insieme, contando gli spazi bianchi fra le righe e fra un racconto e l’altro. Il vero Gordon Lish, il «non-detto», è appunto scorgibile solo dietro a un caleidoscopio fatto di omissioni. Realtà e parola, come vita e finzione, non saranno mai totalmente sovrapponibili. E forse è per questo che sono tanto ingombranti e fruttuose l’una per l’altra.
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Dettagli

2025
6 settembre 2025
245 p., Brossura
9791280854209

Conosci l'autore

Gordon Lish

1934, Hewlett

Gordon Lish è nato nello stato di New York, nel 1934. È stato la vera eminenza grigia della letteratura americana degli ultimi cinquant’anni. Tra il 1969 e il 1976 ha diretto l’Esquire. Soprannominato “Captain Fiction” per via del numero e del peso degli autori che ha lanciato (tra questi Richard Ford, Grace Paley, Amy Hempel, T.C.Boyle, David Leavitt), la sua fama sarà sempre legata all’«invenzione» del minimalismo che ha reso celebre e amatissimo Raymond Carver. Nel 1977 viene chiamato a ricoprire il ruolo di direttore editoriale alla Knopf, dove rimane fino al 1995. In questi anni ha fondato e diretto diverse riviste d’avanguardia letteraria, tra cui Genesis West e The Quarterly lanciando ancora talenti di spessore...

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