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Volevo solo fare il giornalista - Cristiano Tassinari - copertina
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Volevo solo fare il giornalista
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Volevo solo fare il giornalista - Cristiano Tassinari - copertina

Descrizione


Il sogno nel cassetto di Cristiano è sempre stato quello di «fare il giornalista»: sfondare a livello nazionale, girare il mondo con la macchina da scrivere e con il microfono in mano, partecipare a Mondiali di Calcio, Olimpiadi e G8, scrivere articoli bellissimi e realizzare interviste a personaggi importanti, magari vincere il Premio Pulitzer, lasciare una traccia nel mondo dell'informazione. E invece..., fin dai suoi esordi, comincia una lunga, estenuante, interminabile via crucis, fatta di precariato, di cococo, di contratti a tempo determinato, di colleghi serpenti, di direttori incapaci e di editori improvvisati. Dagli inizi in una tv sgangherata fino all'approdo nella grande città, Torino, passando per le esperienze più disparate e più disperate, per i luoghi più improbabili d'Italia, per mille promesse non mantenute e per mille speranze andate deluse, tra occasioni perse e grotteschi colloqui di lavoro, sempre all'inseguimento del grande sogno: sfondare, diventare un giornalista vero. In un intreccio di nomi noti della tv e anonimi personaggi del «sottobosco», nel libro vengono fuori più di 20 anni di storia italiana, televisiva, e non solo. Feroce grido d'accusa contro il mondo dell'informazione «ufficiale» in Italia asservito al potere politico e popolato di personaggi sempre al confine tra bene e male: splendide persone ed emerite canaglie (molte di più le canaglie...), la storia di Cristiano è anche la storia di migliaia di altri giovani.
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Dettagli

2009
1 gennaio 2009
132 p., Brossura
9788860410351

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antonella
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Il testo è scritto molto bene ed è scorrevole. Il vero pregio però sta nel fatto che riesce a toccare le corde di molti, di tutti coloro che, magari dopo lunghi anni di studio, entrano (e se ci entrano è già una fortuna!), nel mondo del lavoro, dove le aspirazioni ed i sogni vengono presto smorzati. Chi lavora saprà che il fenomeno del “velinismo” è presente, sotto altre spoglie, in tutti gli ambienti lavorativi dove regnano le raccomandazioni, il servilismo, le “cordate”. E la corsa verso i sogni, che ha bruciato i nostri migliori anni, ha lasciato il posto a un tranquillo adattamento che vogliamo credere il massimo che potevamo ottenere. Ma non è così.. Potevamo avere di più, perché eravamo entusiasti e capaci, onesti e ben disposti, ma non ci hanno voluti valorizzare, perché ci mancava qualcosa che non aveva nulla a che vedere con le nostre capacità. In questa coraggiosa narrazione, non priva di battute ed umorismo, si nasconde quindi un messaggio drammatico: non è vero (dal punto di vista lavorativo) che credere in qualcosa porti alla realizzazione del proprio io.

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