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Non esistono giochi per bambini ciechi, sordi o con altri deficit. Esistono soltanto giochi. Dipende poi dall'abilità e dalla creatività dell'educatore, del coordinatore, del ludotecario o dell'insegnante saperli modificare, adattandoli al contesto e ai partecipanti. In questo processo non è importante tanto il gioco come puro e semplice mezzo tecnico di espressione, quanto l'atteggiamento ludico che permette al bambino in situazione di handicap di risolvere situazioni. Le proposte di gioco contenute in questo libro debbono essere interpretate soprattutto alla luce della funzione e del ruolo determinante dell'adulto nel gioco, in termini di supporto e di facilitazione, per rendere il bambino cosciente e artefice delle proprie potenzialità.Il gioco è importante perché consente a chi sta crescendo di sperimentare e di esplorare le proprie capacità, evitando però di vivere le prove come situazioni estreme. Nel gioco si può operare "per finta", e avere la possibilità, quindi, di chiudere il gioco perdendo, ma con la consapevolezza di poter riprendere lo stesso gioco in un'altra condizione e vincere. Questo quando il gioco è competitivo ma, in una certa misura, il gioco contiene sempre anche una sfida a se stessi. Da sempre il gioco è presente nella vita di chi cresce. Se vi è un bambino o una bambina in situazione di handicap, il gioco diventa ancora più importante, ma può diventare rischioso, nel senso che può trasformarsi in un percorso di riabilitazione e ridursi solo a questo. Lo sforzo degli autori di questo libro è invece quello di immaginare la possibilità che un programma di riabilitazione sia riversato nel gioco, ossia che vi siano giochi - in qualche modo organizzati - che contengano, più o meno consapevolmente, dei percorsi di riabilitazione. Il volume sviluppa questa prospettiva e la percorre anche su un piano pratico, riprendendo i giochi in modo tale che diventino capaci di assorbire delle modalità riabilitative e delle riduzioni di handicap. Lontano dall'essere un "ricettario", si presenta come un insieme di proposte da rielaborare in libertà, adattandole di volta in volta alla situazione e al tipo di deficit presentato dai partecipanti. è un prezioso strumento per educatori e riabilitatori, ma anche per genitori e insegnanti, da applicare con bambini della scuola materna, elementare e, nel caso di deficit più gravi, della scuola media. A. Canevaro
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