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A partire dai primi anni novanta si è assistito a un rinnovamento della storiografia sulla guerra di Liberazione, passata dallo studio delle vicende propriamente politico-militari all'impatto da queste avuto sulla società. Ne è derivata la riscoperta di una pluralità di temi: gli spostamenti territoriali della popolazione, le privazioni sopportate, l'irrompere nella quotidianità di una violenza diffusa, esercitata direttamente sui civili da tutti i contendenti in campo (anche se in forme qualitativamente diverse) in maniera storicamente inedita. Tutto ciò accompagnato dal divenire la memoria di quelle vicende oggetto privilegiato di studio e da una rinnovata attenzione al rapporto fra la loro dimensione locale e il quadro nazionale e internazionale. Sono queste le coordinate in cui vanno inseriti i saggi che compongono questo libro, che, pur concentrandosi sui venti mesi dell'occupazione tedesca, molto opportunamente ne rintraccia i legami con il periodo immediatamente precedente, gli anni della guerra fascista spesso rimossa dalla memoria nazionale, e con quello successivo, in cui affiora l'impossibilità di elaborare, tanto a livello nazionale quanto a livello delle comunità locali, una memoria condivisa delle vicende belliche, oggetto del saggio di Nicola Adducci e Giuliana Minute. Ai saggi di Barbara Berruti, che affronta la storia delle stragi naziste nella provincia di Torino, e a quello che Enrico Miletto dedica all'impatto della guerra sulle comunità della valli di Susa e di Lanzo, fa da premessa il saggio assai articolato di Stefano Musso e Manuela Lanari sulla mobilità della popolazione negli anni di guerra, in cui gli autori sottolineano l'incapacità del regime di governare efficacemente il fenomeno dello sfollamento. Di non minore importanza la sezione fotografica curata da Luciano Boccalatte e Adrea D'Arrigo.
Cesare Panizza
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