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“1970” è un libro che non convince a pieno. L’obiettivo del volume è quello di raccontare quella straordinaria stagione di Manlio Scopigno allenatore del Cagliari. L’autore ne traccia un profilo, tra il romanzato e la realtà, che delinea la figura di questo straordinario allenatore. Gli anni giovanili, il calciatore, l’allenatore, prima a Vicenza, poi, dopo l’intermezzo di Bologna, quella straordinaria epopea vissuta (in due tranche) a Cagliari sino alla conquista dello scudetto. E l’autore ripercorre la “nottata” di Scopigno prima di quel Cagliari-Bari che decretò, con due giornate di anticipo, lo scudetto della formazione rossoblù. Eppure, nonostante un gradevolissimo stile, l’autore inciampa in alcuni errori: ad esempio il Bologna vincitore dello scudetto del 1964 e non come si legge a pagina 58 nel 1962 o l’hotel Mediterraneo di Cagliari (dove Scopigno viveva) che improvvisamente (pagina 127) diventa il “Regina Margherita” (allora nessun albergo a Cagliari aveva quel nome). C’è poi nel libro il tentativo di far apparire Scopigno innovatore a tutti i costi e anticipatore del calcio olandese. In questo si intravvede un po’ di antibrerismo, visto che Gianni Brera era il propugnatore di quel calcio all’italiana di cui Scopigno era uno dei maestri. E del catenaccio e contropiede il tecnico reatino, prendendo spunto dal suo maestro Lerici, ne ha fatto il suo manifesto calcistico. E basterebbe il record di Albertosi (che ancora resiste dal 1970) di sole 11 reti subite in un campionato a sedici squadre per confermarlo . Al di là di questo, resta però un libro da leggere per capire chi sia stato Manlio Scopigno, un allenatore forse troppo sottovaluto o sbrigativamente relegato come “filosofo”, quando invece era un eccellente allenatore, un raffinato preparatore (con lui la squadra non ha mai avuto le famose “crisi invernali” poi verificatesi, con l’eccezione del solo Giagnoni, con tutti gli allenatori alternatisi nella panchina del Cagliari), un sapiente tattico.
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