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77 - Alessandro Ceni - copertina
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Descrizione


Questa scelta di 77 poesie di Alessandro Ceni è uno spaccato della sua opera dagli esordi a oggi. Opera che pare fondarsi su un concetto di dislocazione tanto a livello fenomenico che linguistico.

«L'intera produzione di questo poeta costituisce un fitto intrico, una foresta, una selva linguistica. Piena di anfratti e viluppi, tale selva è fatta di parole risonanti dalla loro amarezza, acerbità, dissonanza, dino al parossismo espressionistico.» - Daniele Piccini, La Lettura

L'esito è una poesia di impatto sismico, per il rilievo dato all'analogia, al sovvertimento della sintassi (fiumi si battezzano in bambini sgelati), all'infrazione del genere (albere, totanesse). La causa si rintraccia nell'opposizione all'interno della storia, e oggi tanto più pressante, tra un ambiente naturale, primitivo e mitico, in via di estinzione, e la cruda realtà delle vicende umane. La parola poetica di Ceni - sofferta, densa, evocativa, audace, ardua, inaudita - conferma, lungo un percorso che ci intercetta, il suo potere conoscitivo e disvelante.
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Dettagli

2018
26 febbraio 2019
136 p., Brossura
9788864665924

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alida airaghi
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Settantasette si presenta come una raccolta acquatica, erbosa, ventosa, avendo per lo più come sfondo un ambiente fatto appunto di fiumi e torrenti, di prati e piante, di elementi atmosferici e cosmologici. Ma non è certo un sentimento panico di immersione nella natura quello che contraddistingue l’atteggiamento del poeta, poco incline alla nostalgia retorica verso la genuinità idilliaca della vita campestre. Piuttosto, l’aspetto che caratterizza la sua posizione di osservatore distaccato e disincantato dell’ambiente circostante è l’interesse per la storia, la geografia, le scienze naturali, che viene espresso attraverso l’esibizione di una terminologia specifica, fatta di vocaboli tecnici o desueti, emergenti da una tessitura linguistica destabilizzante, quasi provocatoria. Il lessico tratto dalla botanica e dalla zoologia è sconcertante nella sua insolita sovrabbondanza: vegetali e animali costituiscono una sorta di bizzarra enciclopedia dell’inusuale. Tutto un repertorio naturale a cui si oppongono descrizioni perimetrali di case, paesi, città, cimiteri, ospedali, ricoveri per indigenti: costruzioni umane, insomma, e per questo impenetrabili e ostili. Naturale e artificiale sono intesi come antipodi concettuali, alla stessa maniera in cui si contrastano e compenetrano passato e presente: preistoria, medioevo, risorgimento, guerre mondiali, viaggi astrali… Come le epoche storiche, anche i luoghi geografici si intersecano e sovrappongono, indefiniti e mitici: la Valle dello Scesta (con i suoi calanchi, torrenti, dirupi) sfida gli altopiani del Nord America, le tombe etrusche affiancano i “fabbricati isolati” delle periferie industriali, le navi spaziali sorvolano Auschwitz. Una poesia difficile, in qualche caso addirittura respingente, questa di Alessandro Ceni, perché non consolatoria e volutamente esasperata. Ma densa, intricante, visionaria, e persino metafisica nel suo avvampante descrittivismo concettuale.

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Alessandro Ceni

1957, Firenze

Alessandro Ceni (Firenze, 1957), poeta e pittore, ha tradotto fra gli altri Milton, Poe, Durrell, Keats, Byron, Emerson, Stevenson, Carroll, Wharton. Per “I Classici” Feltrinelli ha tradotto e curato La Ballata del Vecchio Marinaio. Kubla Khan (1994) di Samuel Taylor Coleridge, Il critico come artista. L’anima dell’uomo sotto il socialismo (1995) di Oscar Wilde, Lord Jim (2002) di Joseph Conrad, Moby Dick (2007) e Billy Budd (2008) di Herman Melville, Foglie d’erba (2012) di Walt Whitman e Il Circolo Pickwick (2016) di Charles Dickens.

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