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Quando un libro è carino, tutti lo ricordano per quel particolare tratto, sia esso legato alla forma o al contenuto. Un personaggio incisivo, un movimento particolarmente sinuoso della frase, poco importa: tutti si ricorderanno del libro in funzione di quel tratto e ad esso lo identificheranno. Quando invece un libro è bello, le letture tendono a divergere - ed è un buon segno, perché è il testo stesso che le chiama, la sua ricchezza che le genera. Non so dirvi cosa vi verrà in mente, tra qualche tempo, quando ripenserete al primo romanzo di Ilaria Vitali, A tua completa traduzione, in che termini lo consiglierete ad un amico. Forse evocherete la storia di un'emigrata italiana a Parigi, innamorata della città che la ospita e del suo faticoso e spesso incompreso lavoro: la traduzione. Magari invece partirete proprio dalle riflessioni sulla traduzione, vissuta come un corpo a corpo, come un esperimento gastronomico, o ancora come un lavoro di sartoria. Oppure vi verrà in mente una affascinante saga famigliare, dove personaggi memorabili intrecciano le loro storie disperate su sfondi dal sapore salmastro. Parlando ad un collega intellettuale esporrete un divertito e divertente gioco linguistico, dove l'intertestualità la fa da padrona. Ad una cugina racconterete una storia d'amore. In ogni modo non sbagliate: c'è tutto. Io questa sera scelgo di richiamare un'immagine particolarmente forte e bella: quella dei ricordi, delle persone che hanno scolpito il nostro passato (qui, quello della protagonista e narratrice) che emergono con forza da una cassa di legno come le bamboline ritagliate nella carta, tenendosi per mano. Ma è una scelta tra tante.
un po' racconto, un po' manuale d'istruzioni per l'uso, un po' Joséphine Baker "j'ai deux amours", "Paris et"... insomma, leggetevelo !
Il titolo del romanzo non è immediatamente decifrabile; lo diventerà nel corso della lettura fino a sintonizzarsi pienamente col tema che attraversa tutta l'opera: la pratica della traduzione come professione, ma anche come passione, della giovane protagonista (e sicuramente anche dell'autrice). La traduzione è per Alice Versani, che si racconta in prima persona, un lavoro artigianale, umile e prezioso, laborioso ma eccitante; si tratta di far incontrare due codici linguistici, di traghettare un contenuto di sapere dall'uno all'altro, rispettando il primo e valorizzando il secondo, con una regìa nascosta e sapiente. Sarta, cuoca? Alice si definisce in vari modi proponendoci anche stralunate e divertenti ricette dagli ingredienti sintattico/lessicali. Al paziente lavoro di Alice, nel silenzio del suo minuscolo rifugio sui tetti di Parigi, fanno compagnia le cupole di ardesia, un cielo dai mille colori e le disinvolte acrobazie di un gatto; tanto basta per archiviare un ingombrante passato familiare che non la rappresenta e per rinforzare la sua corazza di "Voltatrice di Pagine". Tutto bene finché non si materializza sul pianerottolo di casa una misteriosa cassa di legno; insieme a questa irrompe nella sua vita un personaggio conturbante, fortemente ancorato al passato, che insidierà il bozzolo del presente? Da questo incontro il bisogno di "tradurre" in parole, quelle del romanzo, una comunicazione affidata ai codici non verbali dell'infanzia, dell'emozione, dei sensi. Il ritorno ricorrente del passato nelle fantasticherie della protagonista ci accompagna in un suggestivo e continuo cambio di livelli temporali. La lingua è preziosa e ricercata; le pagine che raccontano il rapporto di Alice con la città ci regalano immagini di grande bellezza (un esempio: "Sprazzi abbaglianti di Senna luccicano di scorcio tra le stradine che tagliano in due il Boulevard Saint-Germain"). Insomma, la lettura di questo romanzo è un vero piacere.
Recensioni
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Alice Versani è una giovane traduttrice letteraria che vive da quattro anni in un microscopico appartamento accucciato sotto i tetti di Parigi. In questa città straniera si è rifugiata per liberarsi dal laccio di una famiglia ingombrante, caotica e rumorosa, e in particolare per sfuggire alla presa di Donna Santa, nomignolo della nonna piromane da cui ha ereditato il nome di battesimo. Questa è perlomeno una delle ragioni che ci fornisce la protagonista nel corso della narrazione. La fuga da casa, ma anche la scoperta fortuita di una «cartina geografica sgualcita ai bordi e scucita nelle pieghe» offertale anni addietro da Wish, Amico d'infanzia e Storia d'amore incompiuta. Sorta di anima gemella e per questo stesso motivo inafferrabile, Wish sembra essere all'origine di tutte le scelte di Alice, costretta suo malgrado a misurarsi con lui, con il suo bilinguismo, con il suo essere sempre a metà tra due lingue, due paesi, due mondi. Ecco dunque spiegata la scelta dell'estero e della traduzione, attività che Alice si cuce addosso e che finisce per riempire la sua vita divenendo parametro di ogni cosa. Al punto che la notte d'amore con Wish non è altro che un muto atto di traduzione, e che ogni riflessione sulla propria famiglia e sull'amore sembra concorrere, come ogni immagine del passato, al dispiegarsi di una riflessione teorica sul tradurre.
Scritto in una lingua svelta, fantasiosa e assai curata, il primo romanzo di Ilaria Vitali si legge d'un fiato grazie a un sapiente dosaggio di suspense narrativa, un giusto carico di passione, e una combriccola di personaggi coloriti dai contorni tanto inverosimili quanto solo la realtà sa esserlo. La sua qualità risiede nell'assumere, al pari della protagonista, due identità: una narrativa e una teorica. Il tutto con estrema leggerezza.
Luigia Pattano
Alice Versani vive in un appartamento accucciato sotto i tetti di Parigi. È una traduttrice, una ritardataria cronica, ha un gatto che la snobba perché la considera straniera e una famiglia ingombrante che non vuole ricordare. Ma come riuscirci quando il passato torna a farsi vivo sotto forma di una cassa di legno anonima e di un ragazzo che Alice credeva di aver dimenticato? Una fiaba metropolitana poetica e divertente che, oltre al mestiere del tradurre, racconta mille altre insospettabili traduzioni che attraversano la vita di ognuno di noi.
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