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Monsignor Fisichella, presentando questo volume del giornalista Andrea Pamparana dedicato al filosofo medievale Abelardo, ne elogia la "dovizie di informazioni" che vengono fornite, e l'abilità dell'autore nel coinvolgere chi legge nei fatti raccontati con vivacità e passione. La stessa passione che animò tutta la vita del maestro Palatino, "un uomo che creava divisioni" per "le oggettive spigolosità del suo carattere", che determinarono in lui la "parabola di una vita religiosa sempre in movimento e fuga". Nei ventiquattro capitoli in cui si suddivide il volume, Pamparana ripercorre tutta l'esistenza di Abelardo, dalla prima giovinezza trascorsa a Pallet, in Bretagna, in una benestante e numerosa famiglia capace di seguirne le inquietudini intellettuali con affetto e partecipazione; ai primi studi di teologia e filosofia a Parigi, animati dalle inevitabili dispute e polemiche ideologiche con gli illustri maestri: primo fra tutti Guglielmo di Champeaux. I capitoli centrali si soffermano con partecipazione sull'amore per Eloisa, e sulla terribile persecuzione e punizione che ne derivò per entrambi gli amanti. Pamparana sa ricostruire abilmente, e con minuziosa attenzione verso i particolari, ambienti interni ed esterni in cui si svolge l'avventura umana di Abelardo: ci descrive arredamenti e abitudini alimentari, l'abbigliamento in voga e le tecniche di scrittura e archiviazione dei volumi, i mercati e le strade, l'economia rurale e quella cittadina. Soprattutto ci rende testimoni delle invidie e delle rivalità culturali che animavano monasteri e accademie, delle ambizioni e delle cupidigie cui non si sottraeva nemmeno il clero, e a cui indulgeva senza alcun ritegno lo stesso protagonista. Talvolta l'autore eccede in didascalismo, e in uno stile giornalistico un po' superficiale, che comunque rende agevole la lettura.
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