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Anno edizione: 2014
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lettura facile, originale ed intelligente, una porta per passare ad altri scritti più ostici e talora troppo duri di questo strano autore sospeso tra Germania ed Argentina. Poche pagine per ogni acquaforte per il piacere del pensiero sintetico.
Nelle sue Acqueforti di Buenos Aires, interventi pubblicati su El Mundo a partire dal 1928, ora raccolti in un'antologia pubblicata in Italia nel 2014 da Del Vecchio, Roberto Arlt alterna come sempre momenti di cinismo e altri di altissima poesia. Il misconosciuto autore elabora un ritratto della vita quotidiana della sua città negli anni Venti e Trenta del XX secolo, tratteggiando in poche pagine numerosi "tipi" di Buenos Aires: il furbo e il truffatore, la sartina e il pettegolo, il politicante e l'innamorato; nemmeno lo scrittore riesce a sfuggire al suo occhio impietoso. Come sempre, trovo che parlare a lungo di Arlt sia una perdita di tempo; se non lo si legge, non si può capire la sua abilità di comprendere in profondità l'essere umano nelle sue molteplici espressioni. Arlt è morto a soli 42 anni, altrimenti chissà quanti altri capolavori ci avrebbe regalato. Intanto, mi permetto di citare un brano tratto da Il piacere di vagabondare: "sono giunto alla conclusione che chi non trova l'universo intero racchiuso nelle strade della sua città, non troverà mai una strada interessante in nessuna città del mondo. E non la troverà perché il cieco a Buenos Aires è cieco a Madrid e a Calcutta? Ricordo perfettamente che i testi scolastici descrivono i signori o signorini che gironzolano come futuri scioperati, ma io ho imparato che la scuola più utile alla ragione è la scuola della strada, strada dura, che lascia nel palato un sapore agrodolce e che insegna tutto ciò che i libri non dicono mai. Perché, disgraziatamente, i libri li scrivono i poeti o i cretini."
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