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Anno edizione: 1994
Anno edizione: 2016
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Scritto a caldo nel 1978, questo libro non ha che guadagnato con gli anni. Mentre, in una nobile gara di codardia, i politici italiani, nonché i giornalisti, si affannavano a dichiarare che le lettere di Moro dalla prigionia erano opera di un pazzo o comunque prive di valore perché risultanti da una costrizione, Sciascia si azzardò a leggerle, con l'acume e lo scrupolo che sempre aveva verso qualsiasi documento. Riuscì in tal modo, sulla base di quelle lettere, a ricostruire una intelaiatura di pensieri, di correlazioni, di fatti che sono, fino a oggi, ciò che più ci ha permesso di capire, o di avvicinarci a capire, un episodio orribile della nostra storia. Presentando il libro nella sua ultima edizione (1983), Sciascia scriveva opportunamente «questo libro potrebbe anche esser letto come "opera letteraria". Ma l'autore – come membro della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla "affaire" – ha continuato a viverlo come "opera di verità" e perciò lo si ripubblica (non più col rischio delle polemiche, ma del silenzio) con l'aggiunta della relazione di minoranza (di assoluta minoranza) presentata in Commissione e al Parlamento. Una relazione che l'autore ha voluto al possibile stringare, nella speranza abbia la sorte di esser largamente letta: qual di solito non hanno le voluminosissime relazioni che vengono fuori dalle inchieste parlamentari».
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interessante
appartenendo alla generazione di nati durante la "seconda repubblica", ritengo che questo sia il tipo di libro che dovrebbe essere regalato a dei diciottenni, a dei giovani cittadini che si accingono a votare per la prima volta. Parla di politica, di quella politica che la mia generazione non ha mai conosciuto, fatta di partitismo sentito e lotte tra ideologie, ma parla anche di un'Italia che conosciamo troppo bene, e che in fondo non cambia mai. In questo romanzo Sciascia prende la figura di Moro, diventato suo malgrado statista e martire di un martirio evitabile, e la usa non solo per raccontare il canto del cigno democristiano, ma anche per descrivere i valori che animano la società italiana. In quanto parlamentare, Sciascia si occupò di scrivere, assieme alla commissione ad hoc, il dossier relativo alle indagini svolte sul caso Moro; alla fine del volume (ben curato, come tutti gli Adelphi) viene presentata tale relazione, e il lettore ha modo di leggere un testo che, nella formalità richiesta dal contesto, indica con frustrazione tutti i ritardi e le imprecisioni che avvolgono un caso troppo spesso escluso dai programmi di storia delle scuole superiori.
Questo Paese deve molto, ad Aldo Moro. Un'opera del genere è un piccolo, parzialissimo ma solido mattone nel monumento alla memoria che merita. Sciascia straordinario per lucidità, empatia, scrittura. Giù il cappello
Recensioni
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