Affinché tutto abbia fine

Dicembre 1953, un piccolo albergo ai piedi del San Bernardo addobbato per le festività, tanta neve e la legna che crepita nel camino della sala. La cornice perfetta per delle vacanze di Natale da sogno. Ma se nel bel mezzo di una tormenta la luce viene a mancare e la linea telefonica cade, poco ci vuole perché l’atmosfera da suggestiva diventi inquietante. Soprattutto se una donna misteriosa viene rinvenuta in un’automobile nei pressi dell’albergo, semi assiderata e in stato confusionale; e soprattutto se la donna, dopo essere stata soccorsa, il giorno seguente viene trovata sgozzata nella sua stanza. Tra gli ospiti dell’albergo isolato dal resto del mondo, c’è un commissario in pensione che inizia a indagare, frugando nel passato delle persone che lo circondano, nei ricordi e nelle ferite ancora troppo fresche della guerra. Un giallo perfetto, con i tempi scanditi con maestria e la capacità di rivelare a poco a poco la verità, che ha le radici in un passato ancora troppo recente.

Affinché tutto abbia fine ti rinchiude da subito in un piccolo albergo di una piccola località di montagna, investita da una tormenta di neve durante le feste natalizie, in un'Italia che ancora non riesce a scrollarsi di dosso i ricordi e gli incubi della seconda guerra mondiale. Il ritrovamento di una donna senza identità, rinvenuta semi incosciente e assiderata in un auto parcheggiata sotto la neve fuori dall'albergo, apparentemente sconosciuta a tutti, e il successivo più efferato crimine, porta agitazione e scompiglio tra gli ospiti già tesi per l'isolamento forzato, accentuato dalla mancanza di corrente elettrica e linea telefonica. È a questo punto che uno di loro, ex funzionario della Polizia di Stato ora in pensione, prende in mano la situazione, dapprima quasi con prudenza, poi sempre in maniera più decisa, riscoprendo la vecchia vocazione e sicuro di poter individuare il colpevole una volta fatto cadere il muro di bugie e mancate verità che gli ospiti dell'albergo innalzano, poiché tutti sembravano avere qualcosa da nascondere, e tutti lottano con le passate personali esperienze di una guerra che non vede fine nell'animo delle persone. I personaggi sono molto ben caratterizzati e di ognuno viene portato alla luce il lato nascosto, che fa i conti sia con gli errori personali del passato, sia con la violenza e la sofferenza che la guerra ha portato, nella vita di ognuno. La trama non è d'azione, ma fatta di dialoghi, "interviste", ricordi e intuizioni, che fa apprezzare ancor di più la capacità della scrittrice di tenere incollato il lettore, portato a incolpare a turno ogni personaggio, fino alla soluzione del caso, e che non disdegna il colpo di scena finale, e si inserisce in quel filone di "giallo classico" che si legge sempre con molto piacere.

Leggo moltissimo, in media un libro ogni due settimane. Ci sono libri che mi sono piaciuti di più, libri che mi sono piaciuti di meno, solo pochissimi non mi sono piaciuti, che poi più che non piaciuti, direi che non ho compreso quello che l'autore voleva dire. Ci sono però quei libri che quando li inizio, devo finirli, che quando non li leggo ci penso e non vedo l'ora di riprenderli in mano. Sono quei libri che mi dispiace finire, che mi distraggono completamente dal mondo circostante. Sono io e quel libro. Punto. Niente mi serve quando son con lui. Per me un libro, che sia un giallo, un noir, un romanzo d'azione, d'amore, di vita funziona se poi nel tempo a quel libro, a quella scrittura, a quelle parole, nel tempo ci pensi. Se volete leggere un bel giallo, uno di quelli che ha tutto, al quale non manca davvero nulla leggete questo libro. Leggetelo e percepirete il freddo della neve che cade, il calore del caminetto, avrete paura del buio e soprattutto in una stanza vicino alla vostra ci sarà una donna con la gola tagliata da parte a parte.