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Mi sono sempre chiesto quali sono i motivi per i quali uno scrive poesie. Non certo il successo di vendite, perché, tranne rari casi, di denaro ne arriva proprio poco; forse il poeta intende comunicare con una platea a priori invisibile, nella quale si spera che ci sia qualcuno in sintonia con l'autore; credo, tuttavia, e lo dico per esperienza personale, che il poeta voglia aprire il proprio animo, più che per farlo vedere ad altri, per sapere qualcosa di più di se stesso. E forse Gianna Cavaretta, che ha scritto questa bella raccolta intitolata Affondi ed emersioni, ora è in grado di conoscersi meglio, anche se, poesia dopo poesia, scoprirà inevitabilmente che c'è ancora tanto da esplorare. Di solito, il comune lettore, e quindi non l'appassionato di poesia, si accosta incerto alla lettura, timoroso di non riuscire a comprenderne il senso, ma questo non è proprio il caso di Affondi ed emersioni, il cui ermetismo appare velato e in ogni caso senza che comporti particolari difficoltà nell'interpretazione. Sono versi che, benché sciolti, presentano una loro autonoma armonia che ne rende particolarmente gradevole la lettura. Pur se non impostata su un'unica tematica questa raccolta è suddivisa in sezioni; si tratta, più che di argomenti, di stati d'animo, in cui si riesce a catturare quell'attimo creativo che sovente cerca di sfuggire e vi riesce, se non si è accorti a coglierlo subito e a imprimerlo nella mente. L'impressione che ho ricavato è che, nonostante la poetessa introduca alcune parti con versi di Rainer Maria Rilke, che di certo non fu il poeta della gioia, in realtà in lei alberghi un animo sì sensibile, ma non portato a una tristezza esistenziale; c'è più che altro una consapevole mestizia, e solo in alcune poesie, poiché tende soprattutto a illuminare di viva luce le sensazioni e le emozioni che così naturalmente avverte. Per concludere si tratta di una raccolta di eccellente fattura, ben comprensibile e quindi ne consiglio la lettura.
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