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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Siamo abituati a vedere Hilary Mantel nelle vesti di scrittrice di romanzi storici o, almeno, sono questi i suoi più famosi. Al di là del nero, invece, è una commedia noir riuscitissima, dove ancora una volta la narratrice inglese sa appassionare i suoi lettori e portarci per mano all'interno della periferia inglese, fra sotterfugi e magagne odierne, dove le protagoniste sono due donne estremamente diverse, una delle quali è una veggente... non dico altro, ma per me è un libro da 8!
Questo libro è stato definito comico, come lo si possa definire tale non so, visto che parla anche di violenze subite da Alison quando era una ragazzina, e i demoni che vede e che la perseguitano sono tutto tranne che divertenti. La Mantel è molto brava nelle descrizioni dei paesaggi e nel fare ritratti psicologici dei personaggi, ma c'erano dei passaggi non scorrevoli nel libro, e che appesantivano la prosa. In alcuni punti è prolisso e noioso, ma tutto sommato è un bel libro, molto molto particolare e malinconico, di comico non ha assolutamente nulla! Consigliato a chi ama la Mantel e il tema dello spiritismo.
Attratto dall'argomento ho letto questo romanzo con interesse e non sono stato del tutto deluso. H.M. racconta le vicende di Alison impegnata con i clienti ai quali con sapiente psicologia riferisce quanto gli spiriti dei loro cari defunti le sussurrano. Lei è intermediaria e sfrutta questa innata capacità per campare. Attorniata dagli spiriti delle persone che aveva conosciuto da bambina che le parlano e dialogano tra loro, a poco a poco ricostruisce le sue origini e i tragici fatti di cui era stata inconsapevole e straordinaria vittima e carnefice contemporaneamente. L'incontro casuale con Colette, che diventa sua manager e socia, fa decollare l'attività ma solo fino a quando non accadrà un fatto che sconvolge la loro routine. Alcuni passi sono prolissi e frenano la lettura, senza aggiungere nulla al contenuto, se non avesse scritto cento pagine di troppo, avrei dato voto 5.
Recensioni
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(…) Ci vuole un talento stilistico come quello di Mantel per alternare un mare di narrazione funzionale a isole di magnifica prosa lirica. Ci vuole una narratrice di classe per reggere con quasi cinquecento pagine di una vicenda in cui gli accadimenti vanno poco oltre la morte di una vecchietta spaventata dagli spiriti e il suicidio di un senza fissa dimora. Il più della trama è infatti riservato all’anamnesi psichica della protagonista, l’obesa sensitiva Alison Harte, la cui vicenda, tratteggiata per flashback efferati quanto sfocati, giunge a chiarezza solo nel finale del romanzo. Qui Alison si libera dai demoni che l’hanno perseguitata sin dall’infanzia, spiriti che si sporgono dall’altro mondo per ricordarle quanto male le hanno inflitto in questo: ogni sorta di sevizie, soprusi sessuali e traumi precoci (…). Alison cresce senza il sostegno del padre. Da adulta, ossessionata dai propri demoni, Alison si guadagna la vita divinando tristi segreti provinciali in locali di terz’ordine. In sostanza fa channelling, dà cioè voce agli spiriti che continuamente le si muovono attorno. Sono presenze inquiete, talvolta comiche, che s’infilano dappertutto e giocano innocui tiri goliardici, come nascondere o rubacchiare gli oggetti. Ma sono anche capaci di crudeltà estreme, tanto da indurre un giovane disperato ad impiccarsi. Alison ci tiene ad aiutare i vivi e i morti. Animata dalle migliori intenzioni, sopporta con rassegnazione quello che le propinano l’inferno della mente e il purgatorio dell’esistenza. Per sette anni trova conforto in Colette, la segretaria factotum che vive con lei e pretende di farle da organizzatore psichico. Colette è l’esatto opposto della sensitiva. Magrissima, fredda, pratica, cultrice dello status sociale, sottopone l’opulenta Alison a un drastico maternage, un regime esistenziale e dietetico inflessibile quanto inutile. Alison avrà infatti la sua catarsi solo quando darà nomi e contorni precisi agli orrori della propria infanzia. Solo muovendo oltre il nero, evolve finalmente dalla condizione di bambina adattata e adulta atrofizzata, riconquistando autonomia psichica e rispetto di sé. Ed è proprio nell’adesione all’ostinato ottimismo della volontà sotteso a questa operazione che forse sta la vera originalità di Mantel rispetto alla narrativa inglese di oggi.
Recensione di Fausto Ciompi
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