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Il secondo volume dell'elegante collana che le edizioni Nomos dedicano alla poesia contemporanea propone ai lettori i versi classici e raffinati di Silvio Raffo. Secondo la prefatrice,Marisa Ferrario Denna, "l'uso colto e consapevole della rima,la sonorità calda e precisa dell'endecasillabo e dei settenari" evidenziano una dotta abilità di alternare con uno stile tradizionalmnete erudito e alto "testi di grazia quasi infantile a testi più marcatamente filosofici". Il tono favoloso e sospeso di alcune composizioni riesce a rendere la particolare levità di un mondo innocente e perduto (lasciando che nel secondo capitolo irrompa la magia della fiaba con i suoi attori più consumati: il principe,il drago,la fanciulla,il bosco,il castello,lo specchio,"i luminosi paggi"), ma sono soprattutto due i temi che si stagliano prepotentemente dalle pagine di questo libro: l'abisso della solitudine e il corteggiamneto assiduo e per nulla tragico della morte. Un'accettazione tranquilla e saggiamente conscia della propria finitudine, quindi, e un accordo placido e rasserenante con il fluire magico e sacro della natura, insieme alla consapevolezza fiera della propria e vivida unicità di persona e di poeta, in un dialogo inesausto con un "tu" che è sì ricerca dell'altro, ma anche una ribadita sottolineatura della propria irriducibile grandezza. Ecco:la gioia, l'inscalfibile pietra preziosa che ogni poeta,interprete di una scintilla di assoluto, porta in sé, e che in Silvio Raffo è orgogliosamente declamata: "Era il mio personale paradiso./E dovevo tenerlo chiuso in me,/senza svelare del mio rango il segno?". Queste poesie così parche di punteggiatura, quasi a voler esibire un'aperta continuità di pensiero e di collegamento al tutto, hanno sempre una loro leggiadra compiutezza, una loro generosa offerta di gratuita verità, che talvolta le apparenta al tono lieve di Sandro Penna:"Lieto poi,col mio dono/al cuore in subbuglio serrato/la soglia fumosa varcavo".
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