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Alcune osservazioni sul pensiero di Leopardi - Sebastiano Timpanaro - copertina
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Alcune osservazioni sul pensiero di Leopardi
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Alcune osservazioni sul pensiero di Leopardi - Sebastiano Timpanaro - copertina
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Descrizione


Il presente lavoro di Sebastiano Timpanaro, che si avvale nelle sue argomentazioni della svolta critica segnata dagli studi di Walter Binni e di Cesare Luporini, è una serrata indagine, filologica e filosofica insieme, che porta in primo piano la sostanza concettuale dell'opera di Leopardi, il quale fece della poesia un passaggio testimoniale per la definizione del suo pensiero. La particolarità della posizione leopardiana, ancorata a una tradizione classicistico-illuministica, risiede nella rappresentazione del rapporto uomo-natura che esclude ogni metafisica consolatoria. Il critico, tenace avversario della linea idealista ottocentesca e poi crociana, vede nell'umana infelicità di cui ragiona il Leopardi materialista non già un romantico mal du siècle, né un'angoscia esistenziale, ma un'afflizione soprattutto fisica che egli converte in strenua strategia conoscitiva.
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Dettagli

2015
1 gennaio 2015
88 p., Brossura
9788874979356

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alberto pierobon
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La bella prefazione di Antonio Preti costituisce una ottima sintesi dell'opera, ricordando il contesto degli studi su Leopardi negli anni Settanta, nelle insistenze (schermo ideologico?) tra materialismo e pessimismo, nel rapporto tra biografia (malattia, per qualcuno deformità fisica) e pensiero. L’appello del noto passo della Ginestra alla solidarietà di tutti gli uomini nella lotta (che rimane disperata per gli obiettivi di fondo p.69) contro la natura. Benedetto Croce che stronca il pessimismo leopardiano con argomenti positivistici (lombrosiani), empiriocriticisti e pragmatisti; l’esistenzialista Cesare Luporini ne fa addirittura un “precursore del marxismo”; Salvatorelli e Carducci lo accostano al socialismo; Treves ripresenta l’immagine crociana di L. “monaldesco”; W.Binni osserva la forza dell’illuminismo per Leopardi; Tilgher esalta la distinzione leopardiana tra “stato di natura” e “barbarie”, altri si soffermano sull’atteggiamento alfierano (titanico) di L. contro la divinità e il fato. “La propria infelicità individuale è considerata, almeno prevalentemente, dal L. come un caso-limite dell’infelicità della società italiana del suo tempo, condannata all’inattività e alla noia (..) fisicamente decaduta per colpa di un’educazione ascetica che tende a comprimere ogni impulso vitale”. Così “per un pensatore così profondamente antiteoricista, antimetafisico (..) l’infelicità non si supera ‘dialettizzandola’ sul piano logico, ma soltanto (ove ciò fosse possibile) eliminandola di fatto. Dopo aver messo in risalto l’incomprensibilità – da punto di vista della logica formale –della contraddizione tra vitalità e infelicità, il L. soggiunge (..): ’Intanto l’infelicità necessaria de’viventi è certa’ (Zibaldone)”p.77. Nella “grande e appassionata esperienza” di Timpanaro l’esegesi, il rapporto ermeneutico con la poesia, esplorando il pensiero dell’epoca, interrogandosi sulla lingua e criticamente rassegnando gli studi su Leopardi.

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(Parma 1923 - Firenze 2000) critico e filologo italiano. Allievo di G. Pasquali, ha curato l’edizione critica di numerosi testi classici ed è autore di fondamentali saggi su Leopardi e la letteratura ottocentesca (La filologia di Giacomo Leopardi, 1955; Classicismo e illuminismo nell’Ottocento italiano, 1965; Aspetti e figure della letteratura ottocentesca, 1981; Nuovi studi sul nostro Ottocento, 1995). È intervenuto anche su problemi di metodo filologico (La genesi del metodo del Lachmann, 1963; Nuovi contributi di filologia e storia della lingua latina, 1994), su questioni di marxismo (Sul materialismo, 1970) e di psicoanalisi applicata alla critica testuale (Il lapsus freudiano, 1974; La «fobia romana» e altri scritti su Freud e Meringer, 1992).

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