Durante la loro carriera, gli Screaming Females sono sempre rimasti un gruppo fedele ai proprio ideali. Dopo sei album e oltre dieci anni di tour, sono rimasti ben saldi alla loro innata attitudine DIY. Ogni nuovo album è stato una reazione al precedente - una possibilità per la band di sfidare sé stessa e il suo pubblico cambiando rotta e sovvertendo le aspettative.
“All at Once” è il settimo lavoro degli Screaming Females e cattura la forza della band nel modo più ambizioso. Il gruppo ha voluto creare un album nello spirito di un’esibizione studiata per una galleria d’arte, in cui i pezzi più grandi forniscono un punto focale per una galassia di opere più piccole. La concisione passa in secondo piano rispetto alla sperimentazione, con arrangiamenti volti ad evocare l'energia e la spontaneità delle loro esibizioni dal vivo. Il trio ha trascorso un mese a registrare con il produttore Bayles (Pearl Jam, Mastodon, Murder City Devils) a Seattle, utilizzando una gamma estesa di strumentazioni (organi, wurlitzer e synth) e l’aiuto di alcuni ospiti, tra cui Brendan Canty dei Fugazi, che ha aggiunto la sua batteria in ‘Soft Domination’.
Non è raro che i compositori parlino di sentimenti terrestri e quotidiani invocando immagini cosmiche. Non a caso in “All at Once”, Marissa Paternoster (chitarra e voce) usa sue esperienze universali – tra cui l’ansia - per umanizzare nozioni ultraterrene. ‘Black Moon’ ne è un buon esempio, una canzone che suona come brano di rottura, ma che parla, con onestà disarmante, del pianeta che abbandona l'umanità. Allo stesso modo, in ‘Chamber For Sleepin’, la cantante considera l'aldilà da una prospettiva leggermente voyeuristica, immaginando di sedersi fantasticando sull'aldilà o sul tuo funerale e desiderando di essere lì per vedere come sarebbe. Leaspettative di far parte di una band sono cambiate molto da quando gli Screaming Females si sono formati nel 2005. Parte di questo è il passaggio verso una cultura potenziata da internet - dove l'esperienza di vivere in una stanza per provare, è stata in parte sostituita dalla parte digitale e da relazioni fittizie. “All at Once” invece vuole essere un ricordo dei primi tempi e della vera musica underground. La pazienza, la perseveranza e la dedizione a lungo termine, continuano a funzionare.
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