Il frontman e mente creativa dei Dungen Gustav Ejstes fa musica da quasi vent’anni – dapprima solo per se stesso, poi inevitabilmente per tutti gli altri. Avendo passato la sua adolescenza nella Svezia rurale, Gustav si è ossessionato con l’hip‐hop e le campionature. Entrato in contatto con il mondo del pop anni ’60 e della psichedelia, ha ben presto imparato a usare beat e campionatori, affiancandoli a chitarre, bassi, batteria, tastiere e flauti nello scantinato della nonna. Quando Ejstes ha registrato il suo primo album e lo ha pubblicato nel 2001 con il nome di Dungen – The Grove (il boschetto) – un riferimento all’educazione del suo villaggio, o forse un riferimento più profondo alla canzone folk americana ‘Shady Grove’. Mentre la sua musica veniva sempre più spesso comparata a Love, Pink Floyd, Electric Prunes, Os Mutantes, Ejstes si concentrava sulla sua arte cantautorale. La musica ha profonde radici nel passato, ma sboccia nel presente. Con il suo Ta Det Lugnt del 2004, Dungen si fa conoscere anche da avidi fan fuori dalla Scandinavia. Solo sulla strada i Dungen crescono in una band a tutti gli effetti, con Reine Fiske alla chitarra, Mattias Gustavsson al basso e Johan Holmegard alla batteria. Dopo aver pubblicato “Tio Bitar” nel 2007 e “4” nel 2009 e aver raggiunto l’apice delle loro possibilità come una delle migliori e più originali psych‐rock band del mondo,i Dungen fanno un passo indietro. Sono passati 5 anni dal loro ultimo lavoro “Skit I Allt”, un lasso di tempo veramente lungo per una band all’apice negli anni 2000. “Allas Sak” riprende da dove i Dungen avevano lasciato nel loro ultimo lavoro, ma in qualche modo suona più audace e vitale, più esuberante ma anche concentrato. Il quartetto suona con grande trasporto canzoni irrealmente strumentali come ‘Franks Kaktus’, e la imponente ‘En Gång Om Året’, mentre la prismatica ‘Flickor Och Pojkar’ e la traccia di chiusura ‘Sova’ rivelano diverse nuance negli arrangiamenti della band. Allas Sak parla delle cose di tutti i giorni: famiglia, amici, una bella descrizione della vita. Comuni ma non monotoni, questi temi ancorano la musica al qui e adesso, mentre la musica in sé dona una certa grandiosità a momenti quotidiani.«I testi sono molto importanti per me” dice Ejstes. “Queste canzoni sono le mie esperienze di tutti i giorni, i miei pensieri e le storie della vita che io vivo. Spero che le persone possano creare le loro personali storie grazie alla musica e così forse potremmo fare della musica insieme, l’ascoltatore e io».
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