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scheda di Robiglio, M., L'Indice 1998, n. 2
L'architettura portoghese si è imposta all'attenzione internazionale a partire dall'inizio degli anni ottanta. All'indomani della "rivoluzione dei garofani" del 1974, una nuova generazione di architetti è chiamata a interpretare le esigenze e le contraddizioni di un paese che, uscito dai lunghi anni di silenzio e di isolamento della dittatura di Salazar e dai traumi della decolonizzazione, si affaccia all'Europa. Álvaro Siza, capofila della "scuola di Porto", ne è l'esponente principale. Dall'impegno degli anni settanta sui temi dell'abitazione popolare fino alle realizzazioni internazionali degli anni novanta si snoda un itinerario di straordinario rigore e qualità, culminato con l'attribuzione a Siza nel 1992 del Pritzker Price, massimo riconoscimento mondiale nel campo dell'architettura. Di Siza è nota la ritrosia, la diffidenza verso il teorizzare, verso l'architettura che preferisce la pagina scritta al terreno del progetto e della costruzione. Non si aspetti dunque il lettore un volume di teoria o una raccolta di saggi. Troverà - raccolti per la prima volta in questa edizione italiana - trent'anni di pensieri sparsi, schizzi, riflessioni scritte o disegnate, appunti di viaggio, tracce di conferenze, memorie, ritratti, dal 1967 a oggi. Ne emerge un percorso attraverso temi, luoghi, architetture, persone, volutamente frammentario e discontinuo, ma attraversato dal filo ininterrotto di una ricerca tesa all'essenziale, al necessario ottenuto per sottrazione. È una tensione che segna le architetture di Siza, ma che è riconoscibile anche nella scrittura rapida, scarna, di frasi brevi: "Perché ogni testo deve rendersi necessario, o non significherà molto". In trasparenza, nella trama del testo si intravede il continuo rimando alla scrittura poetica di un architetto per il quale "l'esempio, nel pensare all'Architettura, è sempre venuto dagli scrittori, e tra di loro i Poeti, artefici competentissimi del regesto e del sogno, abitanti della solitudine".
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