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Alzheimer. La vita di un medico e la carriera di una malattia
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Dettagli

1999
1 gennaio 1999
Libro universitario
300 p.
9788872851913

Voce della critica


recensioni di d'Erme, E. L'Indice del 2000, n. 04

Nel 1909 Emil Kraepelin pubblicò l'edizione definitiva del suo testo fondamentale Psychiatrie. Ein Lehrbuch für Studierende und Aertze. Nel settimo capitolo, dedicato alla Demenza senile e presenile, troviamo per la prima volta nella storia della medicina il nome di una nuova malattia, che lo studioso indica come "morbo di Alzheimer": "Il Prof. Alois Alzheimer ha descritto un singolare gruppo di casi con gravissime alterazioni delle cellule. Si tratta della lenta evoluzione di una malattia psichica molto grave, la fenomenologia è quella di una malattia organica del cervello. Nel corso di alcuni anni i malati regrediscono mentalmente, sono deboli di memoria, poveri d'idee, confusi, vaghi, non si orientano, non riconoscono le persone, regalano le loro cose. Più avanti manifestano agitazione, credono di essere perseguitati; mormorano parole prive di senso, girano senza meta, si sporcano. Sono frequenti i disturbi dell'attività simbolica e pratica; i malati non comprendono né il linguaggio né i gesti, non riconoscono oggetti e immagini". La malattia, scoperta all'inizio del secolo, è tornata clamorosamente alla ribalta a partire dagli anni settanta quando a esserne colpiti furono anche personaggi famosi come Rita Hayworth, Ronald Reagan e la scrittrice Iris Murdoch.
Fino agli anni sessanta si tendeva a porre un confine tra demenza "presenile" e demenza "senile", ma ora tutte queste manifestazioni neurologiche vengono identificate in un unico quadro clinico: la malattia di Alzheimer. Si ritiene che, al mondo, i soggetti a esserne colpiti siano tra i 30 e i 40 milioni. Sebbene non esista uno specifico studio epidemiologico, si calcola che in Italia se ne presentino circa 500.000 casi. Le conoscenze attualmente a disposizione dei neuropatologi, neurochirurghi o dei neuropsichiatri sono praticamente ancora le stesse descritte da Kraepelin nel 1909. Di certo con l'eponimo di "Alzheimer" si identifica una forma cronico-degenerativa delle capacità mentali, che può insorgere tra i 45 e i 65 anni di età, e che si aggrava irreversibilmente con l'invecchiamento. La perdita della memoria ne è l'elemento più caratteristico, al quale si aggiungono disturbi di orientamento, afasia, rigidità muscolare, perdita delle capacità cognitive, fino ad arrivare a forme di completa demenza e alla riduzione dell'esistenza del paziente a una mera vita vegetativa, senza storia né identità o ricordi. Unico fattore di rischio noto è l'età, mentre si esclude - per grandi linee - una componente genetica. Se la malattia è ancora misteriosa, è ora meno oscura la figura del medico che l'ha scoperta.
Il libro dei Maurer fornisce non solo la ricostruzione della movimentata storia personale e professionale di Alois Alzheimer (1864-1915), ma anche quella dell'epoca in cui il medico visse. I due biografi hanno raccolto una quantità imponente di materiali e hanno ripercorso tutte le tappe della vita del medico, la sua infanzia in una famiglia borghese e ambiziosa, gli anni scapestrati e tumultuosi degli studi universitari, la sua affiliazione al corpo studentesco Franconia Wuerzburg, di cui portò per sempre il ricordo nella cicatrice che gli tagliava la guancia destra, dall'occhio al mento.
Alzheimer iniziò a lavorare nel 1888 come medico assistente allo Städischen Heilanstalt für Irre und Epileptische, l'ospedale psichiatrico di Francoforte, sotto Emil Sioli. Nel 1895 si innamorò della vedova di un paziente, l'ebrea Cecilie Wallerstein, che sposò lo stesso anno. Dal matrimonio con la ricca ereditiera, che morirà solo sei anni dopo, nasceranno tre figli.Alois era un uomo imponente, instancabile lavoratore, amante degli scherzi e delle mascherate, e sarà insieme a Sioli, e poi a Kraepelin, tra i riformatori illuminati delle strutture psichiatriche tedesche, in particolare per l'utilizzo di terapie "non restrittive". Con il suo arrivo, nell'ospedale francofortese vennero eliminate camicie di forza e celle di isolamento, al loro posto venne introdotta l'idroterapia, che prevedeva bagni caldi per pazienti depressi, paralitici o isterici, nonché lunghi colloqui che venivano puntigliosamente trascritti e analizzati. Nel 1907 Alzheimer prese posizione contro l'interruzione artificiale della gravidanza delle malate di mente, scontrandosi con i colleghi Hoche e Rüdin che erano viceversa per "l'annientamento di una vita indegna di essere vissuta" (e saranno le loro posizioni a imporsi con l'avvento del nazionalsocialismo). Dopo l'inizio della Grande Guerra, Alzheimer si interessò alle reazioni della popolazione e scrisse il saggio Der Krieg und die Nerven dove si interessava soprattutto alle forme di malinconia generate dalla realtà bellica.
Nel 1995, tra gli atti dei pazienti conservati nell'archivio della Clinica psichiatrica universitaria di Francoforte, diretta dal neurologo Konrad Maurer (coautore di questa biografia), venne ritrovato il dossier di Auguste D., la donna nella quale Alzheimer, nel 1901, credette di identificare i sintomi di una malattia fino ad allora sconosciuta. La malattia è documentata nei protocolli dei suoi incontri con la paziente. Le prime famose battute sono: "Come si chiama? - Augusta. - Cognome? - Augusta. - Come si chiama suo marito? - Augusta, credo. - Suo marito? - Ah, mio marito... - Lei è sposata? - Con Augusta". Alois Alzheimer aveva però una sua peculiarità, tanto da venire chiamato "il medico dei pazzi col microscopio", infatti gran parte del suo tempo era riservata all'osservazione al microscopio dei tessuti cerebrali. Questa passione per l'istologia era condivisa con l'amico e collega Franz Nissl e poi, a Monaco, con i giovani neuropatologi italiani Gaetano Perusini e Francesco Bonfiglio. Perusini, che ebbe un ruolo rilevante nella definizione della malatti, morì a 36 anni; nel 1915, pochi mesi dopo la scomparsa del maestro, mentre stava tentando di salvare la vita a un soldato. Il loro comune lavoro permise ad Alzheimer di rappresentare graficamente le alterazioni delle neurofibre della paziente Auguste D. e le "placche" che caratterizzano la malattia.Alois Alzheimer viene descritto da tutti i suoi colleghi come un uomo gioviale e generoso che, nei confronti dei suoi raffinati amici italiani, amava autodefinirsi ironicamente un "barbaro". Nel novembre del 1906 Alzheimer espose i risultati delle sue ricerche al 37ø Congresso degli psichiatri della Germania del Sud. La scoperta di un complesso quadro eziologico di cui l'atrofia della corteccia cerebrale non era che uno dei molteplici aspetti, venne accolta dai congressisti con la totale indifferenza. La malattia di Alzheimer (non è corretto definirlo morbo) è però ancora oggi incurabile. Esistono farmaci sintomatici che alleviano i problemi connessi alla perdita di memoria, ai disordini di comportamento, o alla capacità di attenzione, ma non esiste una prospettiva terapeutica che possa evitare la formazione dei depositi di Beta-amiloide che formano le misteriose "placche" scoperte da Alzheimer.
Se vogliamo evitare di ritrovarci, come la povera Auguste, a dover rispondere ai nostri cari: "Mi sono, per così dire, persa", sarà opportuno seguire i consigli dei neurologi, secondo i quali esiste un'unica terapia preventiva: tenere il cervello in attività, stimolandolo, attivandolo molto, in particolare con un'intensa attività culturale.

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