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Anno edizione: 2007
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Ne L'ammazzatore, così come nelle altre opere di Palazzolo, la prima cosa che colpisce è lo stile più che innovativo e personale del linguaggio, fatto da un uso scorretto della punteggiatura e delle maiuscole, al quale si devono sommare lunghi periodi che contengono spesso errori di sintassi o di grammatica. Non è un rimprovero, ma un paradossale complimento, perché con questo sgangherato modo di esprimersi ci si addentra all'interno della storia come se fosse stata scritta e narrata dal suo stesso protagonista. Rosario Palazzolo, lo scrittore, non interviene. È assente. È solo il suo personaggio che scrive, quindi c'è il libero sfogo ai suoi contorti pensieri trasmessi così come vengono, senza un rigore letterario. L'effetto, mi si consenta il termine meraviglioso, è quello di coinvolgere il lettore non solo nell'incedere in una lettura ricca di primordiale musicalità, ma di trascinarlo nell'intero mondo del protagonista incollandoti addosso i suoi luoghi e le sue cose. Pure i pensieri intimi e pensieri neanche pensati. Pure la miseria senza riscatto. È solo grazie a questo linguaggio colloquiale di un IO narrante sgrammaticato e senza filtri che tutto prende un senso e diventa materia plasmata. Palazzolo concentra in 111 pagine una quantità tale di riflessioni e contenuti da mandare in tilt anche il più incallito dei critici. Commentare la sua opera è una cosa che può e si deve lasciare soltanto ai professionisti, ai così chiamati addetti ai lavori. Io accecato dalla sua Arte posso dire solo poco e solo bene. Certo ho ben compreso il perché del titolo "L'Ammazzatore" e non "Il killer" o altro, e questo perché l'Ammazzatore è uno che semplicemente esegue. Non è un assassino che uccide. C'è una profonda differenza fra chi uccide senza chiedersi un perché, proprio perché rientra nel concetto di normalità e chi lo fa per una qualsiasi ragione. Uno ammazza, l'altro uccide. E non c'è neanche il classico rapporto fra causa ed effetto. Un gran bellissimo libro.
Un libro meraviglioso con una forte componente filosofica che però è ben inserita in un contesto di marciume morale. Grazie!
Va detto subito: è incredibile il finale a sorpresa - vera perla e significato del libro - tanto che (almeno per me lo è stato) è necessario rileggere certe parti della novella per placare subito il senso di stordimento e godere poi della geniale trovata dell'autore, una volta compresa. "L'ammazzatore" è un romanzo breve, che a tratti sembra esserlo fin troppo, ma che ha il grande pregio, nella sintesi, di dipingere e raccontare con maestria almeno due verità: quella introspettiva del protagonista Ernesto Scossa (e lo fa talmente bene da rendercelo pure simpatico...) e quella, a contorno, che parla di personaggi mafiosi e delle loro "filosofie", di incontri in periferia che cambiano per sempre la vita di giovani disperati, di promesse/minacce di una appartenenza totale e rassicurante... La scrittura aderisce al parlato ed in questo modo è azzeccatissima, la struttura è quasi teatrale (Palazzolo del teatro è autore e attore), la confezione molto curata, come per tutta la collana. Insomma, una piccola, interessante perla editoriale. Per chiunque voglia saperne di più.
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