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Anno edizione: 2010
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<p>Prima edizione. Collana "Saggi" - Volume in copertina rigida con sovraccoperta, 242 pagine. Tenui bruniture alla sovraccoperta; qualche intervento a matita in margine al testo; nel complesso buona-ottima copia di un testo esaurito e di difficile reperibilit&agrave; -- "Nel senso corrente, il destino &egrave; pensato come un crudele gendarme che strappa alla vita inchioda a una sorte. In realt&agrave; il destino radica l'essere nell'avvenire, d&agrave; senso all'accadere, connette l'esistenza a un disegno e a una persistenza. Essere &egrave; avere un destino." Oggi viviamo in un deserto di senso gremito di accessori. Abbiamo tutto, meno il senso della vita. E per la prima volta avvertiamo un cortocircuito di spazio e tempo, che produce insieme sradicamento, cio&egrave; perdita irreparabile di un luogo percepito come casa e rifugio, e "attimismo", cio&egrave; scomparsa del passato e del futuro nel gorgo del presente. Liberarci dal destino non ci ha restituito la libert&agrave; e il senno, ci ha lasciati in bal&igrave;a del caso, un tiranno ancor pi&ugrave; cieco e pi&ugrave; folle. &Egrave; possibile oggi ripensare il destino per riconoscere un disegno intelligente alla vita al di fuori dei determinismi della scienza? Marcello Veneziani affronta il tema del destino spostando la chiave di lettura "ad altezza d'uomo" e passando dal fato in s&eacute; - entit&agrave; metafisica e solenne - ai suoi amanti, ovvero a chi davanti al tramonto di storia, fede e pensiero non finge che nulla sia accaduto, non vuol tornare indietro e nemmeno si congratula per la liberazione avvenuta, ma riparte dal pensiero in relazione alla realt&agrave; e alla presente tabula rasa. Un tentativo di superare Nietzsche e il nichilismo, riallacciandosi ai classici e alla tradizione neoplatonica, fino a Simone Weil e a Maria Zambrano.</p>.
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