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Descrive benissimo il rapporto trai due Poeti
Interessante saggio che segue per tutto il corso della vita il rapporto di amore-amicizia tra Ezra Pound e Hilda Doolittle, in arte HD. Dall’amore sbocciato nell’adolescenza in America, all’abbandono quando Pound si è trasferito in Europa. Si è stabilito un carteggio e un colloquio continuo pur nelle grandi differenze, Pound aderì al fascismo, HD era dall’altra parte, l’uno praticava una poesia epica, l’altra lirica e introversa. Viene esplorato questo rapporto intellettuale che persiste nonostante gli anni di lontananza e i tanti amori di entrambi. Un bel saggio ricco di informazioni e scorrevole, vale la pena di leggerlo.
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Questo studio di Jacob Korg è una buona introduzione alla vita e all'opera di Ezra Pound e Hilda Doolittle, che fu fidanzatina di Pound nella natia Filadelfia intorno al 1905, e poi lo seguì a Londra e ne accettò il nome d'arte "H. D.". Con questo firmò esili poesie "imagiste" e in seguito poemi simbolici, ed ebbe una vita d'arte e d'amore: un marito poeta inglese presto lasciato, una figlia da un altro a cui diede il nome (che in Italia ci guarderemmo dall'affibbiare a chicchessia) di Pérdita (così pronunciato nel Racconto d'inverno di Shakespeare), e soprattutto una compagna stabile (la benestante scrittrice e cinéphile "Bryher") che adottò Perdita e permise a H. D. di dedicarsi tutta alla sua vocazione di poeta-maga. In Italia di H. D. è uscito il memoriale delle sedute con Freud ( I segni sul muro , 1972) e il suo tardo e commosso omaggio all'iniziatore Pound, Fine al tormento (cfr. "L'Indice", 1995, n. 1), oltre al poema Trilogia (Sciascia, 1993). In America e Inghilterra è tornata in auge alla luce delle teorie femministe.
"Driade", come la chiamava Pound, aveva imparato da Jung e Freud (e Lawrence) le avventure dei simboli, i segreti delle associazioni dei nomi, e amava l'Egitto mistico, soprattutto la Grecia dei nudi corpi androgini sulle polene. L'atmosfera estetizzante e dannunziana degli anni venti lascia traccia su lei come su Pound, che insieme a Filadelfia leggevano Séraphita di Balzac e si scambiavano qualche "carezza infuocata" - ma, sorpresi dal papà di Hilda, professore di astronomia, tornavano a rifugiarsi nella casta lettura della Vita nuova . Jacob Korg stenta a cogliere quest'atmosfera d'epoca, e (non so se per uno slittamento nella traduzione) dà per accertato che E. P. e H. D. fossero amanti da adolescenti, cosa che non mi risulta sia affermato da alcun altro biografo, e che comunque sarebbe assai improbabile. Il lettore ne ricava un'impressione di licenza e spregiudicatezza ben lontana dalle buone maniere convenzionali delle famiglie borghesi di Filadelfia come i Pound e i Doolittle. In realtà, la traduttrice è responsabile di altri calchi sfortunati, per esempio si parla dell'amicizia di Pound "con i maggiori scrittori ed editor del momento" (p. 29). In italiano "editor" è il revisore editoriale, in inglese qui è ovviamente un direttore di periodico. Ma in genere la critica è più ingrata da tradurre della narrativa, e comunque occorre essere riconoscenti a traduttrice ed editore per la pazienza e intraprendenza con cui hanno messo tanto materiale a disposizione dei lettori italiani curiosi di vite senz'altro da raccontare. (Non mancano note, bibliografia e indice).
Korg non ha particolare originalità, anche se la sua vuole essere una biografia critica, e si accontenta di riferire teorie recenti (e in parte discutibili), ad esempio sull'importanza dell'occultismo nelle avanguardie angloamericane, o sulla genesi dei Canti pisani . Però nel complesso il suo libro offre un doppio ritratto apprezzabile. Il lettore che vorrà cogliere meglio lo spirito irrequieto di H. D. (e il suo rapporto con E. P.) non ha che da leggere I segni sul muro e Fine al tormento .
Massimo Bacigalupo
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