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Che cosa accomuna personaggi come Omero, Qohélet, Virgilio, Jaufré Rudel, Villon, Leopardi, Rimbaud, vissuti in epoche diverse e molto lontane fra di loro? Li accomuna la poesia, poiché si tratta di sette poeti di cui Sebastiano Vassalli traccia una biografia sostanziale che li coglie soprattutto negli ultimi periodi della loro esistenza, fuochi che si spengono lasciando tuttavia un'indelebile traccia nella letteratura, artisti che per la loro genialità hanno saputo dare all'umanità assai di più di ciò che hanno ricevuto dalla stessa. Sono, a loro modo, dei miti e qualcuno lo è più degli altri, come Omero, di cui abbiano notizie talmente limitate che ci dicono solo che era cieco e che perciò poteva vedere più di ogni altro uomo, grazie alla capacità di andare oltre la realtà tangibile; Virgilio, il più grande poeta latino, stretto negli abiti di artista di stato, visto che sia le Georgiche che l'Eneide gli furono commissionate, libero di scrivere solo in gioventù, quando compose quel sommo capolavoro che sono le Bucoliche; Rudel, il cavaliere provenzale, che tanto aveva cantato dell'amore lontano; Villon, ladro, scapestrato, irriverente, di cui si perderà ogni traccia con l'esilio; Leopardi, la cui salute tanto influì sulla sua produzione poetica, in un ritratto che ce lo descrive talmente bene che sembra di essere lì con lui, e infine il decadente Rimbaud, sempre controcorrente, compagno per un certo periodo e in tutti i sensi di Verlaine, che bruciò tutto il suo genio in età giovanile, per poi ritirarsi a fare il mercante e a morire ancora nel fiore degli anni. Vassalli ama la poesia, la considera come un qualche cosa di immenso a cui tendere senza poterla mai completamente raggiungere, e così essa rappresenta per lui un amore lontano, un sogno che porta al tormento e all'estasi, una condizione che è unica ed è possibile ritrovare solo agli inizi di un forte innamoramento, quando la passione travalica ogni forma di ragionamento.
C'era! Sommerso da giallastri in serie, da romanzi storici solo nelle intenzioni, da libercoli senza spessore, c'era, in libreria, anche questo romanzo meraviglioso per stile e per contenuto, capace di suggerire nuove chiavi di lettura per autori su cui tutto sembrava già scritto e di far passare, attraverso le parole, emozioni intense ad ogni lettore. Sublime il capitolo dedicato a Virgilio, suggestivo quello intessuto su Rimbaud.
C'è molta coreografia in questo testo, e allo stesso tempo manca di quell'alchimia che lo potrebbe elevare a sublime. Secondo me non incuriosisce più di tanto, se non un pubblico molto raffinato(o fintamente tale!)
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