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Anno edizione: 2022
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Questo struggente racconto di Bernhard narra la vicenda di due fratelli sopravvissuti al suicidio collettivo della propria famiglia, a seguito del quale sono rimasti orfani. Dalla torre di Amras, dove sono stati portati dallo zio materno per proteggerli dal manicomio, i due giovani guardano al mondo "da lontano", con gli occhi dei superstiti che ogni giorno si chiedono perchè continuino a vivere. Magistrale.
Pubblicato in lingua tedesca nel 1964, e tradotto da noi per la prima volta nel 1989, Amras è stato definito da Thomas Bernhard «il libro prediletto», non solo perché condensa nelle sue pagine i temi e le atmosfere più tipiche della propria scrittura (la dissoluzione di un ambiente geografico e culturale, l’ambivalenza distruttiva dei rapporti familiari, la polemica contro il perbenismo claustrofobico della borghesia), ma anche perché utilizza una tecnica narrativa decisamente originale, strutturandosi polifonicamente in brani contrapposti di esposizioni diaristiche, aforismi, citazioni letterarie, epistolari, ricostruzioni biografiche, visioni allucinatorie, materiali scientifici, servendosi di una sintassi complessa e franta, ribelle a qualsiasi linearità logico-temporale. In questa edizione il romanzo è corredato da ricche note biobibliografiche, da un’interessante appendice fotografica, e soprattutto da un’approfondita ed esaustiva postfazione del germanista Luigi Reitani, che ripercorre sapientemente le fasi di composizione, le vicende editoriali, l’accoglienza critica e le motivazioni letterarie ed extra-letterarie alla base della sua elaborazione. Un’angosciante “voluptas mortis” pervade tutta la narrazione di Thomas Bernhard, che percepisce la quotidianità come costrizione e violenza, brutalità della natura e della civiltà sull’uomo, il quale vanamente tenta di crearsi un altrove ideale in cui sopravvivere (Gelo, Estinzione, Perturbamento, In terra e all’inferno, La cantina, A colpi d’ascia, In hora mortis, La fornace, Il freddo, Costrizione, Il soccombente, Sotto il ferro della luna, sono i titoli che emblematicamente indicano l’ossessiva negatività del suo universo espressivo). Ma qui, in Amras, l’autore sembra raggiungere l’apice della «consapevolezza tragica e piena del suo incancellabile dolore», come scrive Luigi Reitani, pur nell’umanissimo rimpianto per quello che la vita ‒ con i suoi suoni, le luci, la poesia, gli affetti – potrebbe regalare.
Questo racconto della maturità di Thomas Bernhard è da esso considerato come il suo capolavoro. La storia ruota attorno a due fratelli che vengono chiusi in una torre in seguito al suicidio dei genitori, che però anche loro hanno tentato non riuscendoci. Quindi si sviluppa un monologo interiore esistenziale da parte di uno dei fratelli; si parla di vita e di sentimenti in uno smarrimento continuo. Altro non vi dico se non di leggerlo per scoprire come va a finire, ma meriterebbe esser letto anche per il semplice fatto dello stile febbrile di Bernhard che qui più che mai copre e rispecchia le tematiche di tutta la sua opera; una volta entrati dentro Amras è difficile uscirne senza rimanere macchiati da tanta immensità d'animo. Consigliato!
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