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"Amadeus", un film di Milos Forman con F. Murray Abrahm e Tom Hulce, anno 1984. "Herzog", il romanzo del grande Saul Bellow. E un'intervista estiva, scovata per caso girovagando on line, al poeta Maurizio Cucchi. Questi i punti di riferimento, culturali e temporali, del mio "incontro" e della mia corrispondenza con la poetessa Daniela Monreale. Proprio nel vagare come un rabdomante alla ricerca di qualche tangenza col mondo della poesia "alta" mi sono imbattuto in un giudizio laconico ma esaustivo di Cucchi: " fra i giovani mi piace molto Daniela Monreale". Ed è così che, quasi istantaneamente e febbrilmente, ho preso a cercare riferimenti che mi conducessero a questa poetessa e, come l'Herzog del romanzo di Bellow, che scrive lettere a presidenti degli Stati Uniti e a grandi della cultura ormai defunti, ho subito inviato una trentina di mie poesie a Daniela Monreale e in lei ho trovato un'interlocutrice attenta e sensibile, autorevole e tuttavia mai supponente. Una persona mite e straordinariamente autoironica che spazia dalla cultura artistica della formazione giovanile a quella teologica, autrice di numerose raccolte poetiche e anche instancabile scopritrice di talenti letterari. Oggi, leggendo gli straordinari versi di "Analogico", proprio come il Salieri del film appena citato al cospetto del genio di Mozart, comprendo appieno le obiezioni alle mie poesie giovanili di un professore di lettere, che mi stigmatizzò come "buon passista della parola", utilizzando una metafora estorta al ciclismo. Quelle parole, lo confesso, mi fecero soffrire; ma quel dono della poesia che a me mancava e tuttora manca, al più ingannato da qualche ricercatezza stilistica e "mascherato" in alcuni squarci di prosa lirica, o poesia prosastica, oggi lo ritrovo esplicitato e rivelatore di continue scoperte e meraviglie nella liriche di Daniela Monreale, e spero tanto che questa autrice che ho avuto la fortuna di "incontrare" voglia ancora esserela mia "palestra" letteraria
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