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"Un film malato di un uomo malato". Così Werner Herzog definiva "Anche i nani hanno cominciato da piccoli", girato al ritorno di un duro viaggio in Africa e pensato in parallelo con un contesto sociale agitato, nell'esplosione di contraddizioni e conflitti (1968-69). E' difficile definire la visione herzoghiana all'interno della sua estetica e nei confronti del nostro orizzonte d'attesa, che viene forzato con violenza visionaria senza precedenti (un confronto possibile è con il leggendario Freaks, che però Herzog ammette di aver visto solo in un secondo momento). In un colonia penale di soli nani scoppia la rivolta: una carnevalata di disperati, distruttivi e autodistruttivi, gratuitamente sadici, feroci in un orgia dello spreco e dell'impossibile scoronamento di un mondo - il nostro - mostruoso nella sua normalità. L'intera natura, un paesaggio freddo e arido, è sconvolta: un gallina che becca il cadavere di una gallina morta apre la narrazione, suggerendo la realtà profonda della surrealtà; un dromedario ferito non riesce ad alzarsi e un nano di sessanta centimetri punta il dito contro, abbandonandosi ad una risata esasperata ed esasperante fino alla tosse convulsiva. Questi lillipuzziani, umani, troppo umani, ci costringono ad un confronto con il nano che è in noi, ad abbandonarci ad un incubo strisciante che turba le nostre riposate ed ipocrite coscienze. Un film sconvolgente, che merita un posto d'onore nella storia dell'espressione del disagio e dell'infelicità umana.
Un film che nessuno potrà mai dimenticare....interamente girato con attori affetti da nanismo...Attori/Scenografia in un certo qual senso...
Recensioni
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