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Uno dei pochi poeti che quando parla di poesia lo fa in modo acuto e mai banale. Libro fondamentale.
In queste pagine Giudici raccontava, con la consueta ironia, le disavventure esistenziali di chi avesse deciso di dedicare la sua vita alla scrittura poetica: la più misconosciuta, marginale e povera tra le attività letterarie. Si rivolgeva qui a se stesso, in una autobiografia reinventata ad uso di contemporanei e posteri, con una sorta di rievocazione diaristica dei suoi esordi, degli incontri con importanti personalità della cultura, delle difficoltà quotidiane in cui si dibatteva. Si rivolgeva anche agli apprendisti poeti, descrivendo la scintilla inventiva da cui prende avvio una composizione, la strutturazione stilistica, l’uso della rima e del ritmo, il valore della traduzione. Dava indicazioni su come avvicinarsi a un testo poetico, con quali accorgimenti leggerlo, in che modo ampliarne il senso, dove recuperarne gli echi. Il confronto assiduo con la lingua («miniera dell’esprimibile»), in particolare con la lingua poetica, e il fastidio per le approssimazioni di troppi mestieranti, per gli atteggiamenti istrionici o ieratici di molti sedicenti artisti, venivano sottolineati con un forte richiamo etico al rispetto della parola. Al punto da spingersi a sconsigliare formule abusate, eccessive o semplicemente stonate (no ai termini ad effetto, ai sentimenti gridati, alle specificazioni dettagliate, ai troppi avversativi o disgiuntivi; sì all’uso intelligente di litoti, chiasmi, allitterazioni, anastrofi e rime, che esprimono una cura attenta del suono). Con l’umile consapevolezza, però, che nella poesia gli autori sono sempre due: il poeta e la poesia stessa «che probabilmente pre-esiste, nel magmatico profondo della lingua, alla nostra stessa occasione/intenzione di scrittura». Nei versi nati da un’attesa durata anni possono confluire dati remoti e trascurabili, letture e incontri sepolti nella memoria, che improvvisamente si impongono da soli sulla pagina, dopo un viaggio lunghissimo, a volte faticoso. Come andare in Cina a piedi.
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