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Anno edizione: 2021
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Un romanzo piccolo con una storia grande. La storia delle portatrici carniche sembrerebbe marginale nel quadro generale della Grande Guerra... niente di più errato. Leggete Anin, scoprite la storia di queste donne e rendete loro omaggio.
Ambientato sui monti della Carnia in Friuli durante la prima guerra mondiale, il lungo racconto lascia sullo sfondo la guerra con tutte le sue tremende atrocità e si concentra sulla dura vita e i sui sentimenti delle donne che vivevano nei paesi di montagna più vicini alla prima linea del fronte. Donne che oltre a lavorare dall’alba al tramonto per mettere insieme il pranzo con la cena, falciare i prati, fare la legna, attendere a tutti i lavori domestici, accudire i figli e gli animali, parteciparono attivamente a rifornire i soldati asserragliati nelle trincee in prima linea portando a spalle le gerle con decine di chili di materiale di ogni genere, armi, munizioni, vettovaglie, inerpicandosi col scarpe di pezza sulle cime dei monti lungo sentieri che nemmeno i muli riuscivano ad superare. Tutto ciò viene ben evidenziato dal racconto. L’unica nota un po' stonata sono alcuni dialoghi tra i protagonisti del romanzo scritti con un linguaggio un po' troppo sofisticato per la Carnia degli inizi del 900. Per esempio, la parola babbo, usata dalla protagonista per rivolgersi al padre è assolutamente inusuale. All’epoca i figli quasi sempre si rivolgevano a propri genitori dandogli del Voi.
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