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Anno edizione: 2020
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È possibile risalire al momento in cui siamo diventati noi stessi, agli anni invisibili che definiscono per sempre chi siamo? Sono solo alcune delle domande a cui cercano di rispondere gli umanissimi protagonisti di questo romanzo, in cui Rodrigo Hasbún racconta i fantasmi dell'adolescenza e il disincanto della vita adulta con una prosa asciutta e spietata, dal ritmo incalzante, costruendo una storia in cui non possiamo che riconoscerci.
«Hasbún non è un bravo scrittore, grazie al cielo. È uno dei grandi» – Jonathan Safran Foer
«"Gli anni invisibili" sono quei momenti, quegli anni che finiscono per definire la tua vita. Fatti di incontri casuali e scelte coraggiose, che assomigliano a quella che Ladislao, uno dei protagonisti del romanzo di Rodrigo Hasbún, considera l'ora migliore per filmare con la telecamera, "quell'ora in cui il mondo sembra stia per finire"» – Vasco Brondi, TuttoLibri-La Stampa
«Rodrigo Hasbún sa come gettare le emozioni nella fornace della scrittura ma poi mescola le carte, porta il lettore a camminare sul crinale tra ciò che è vero e ciò che non lo è. Qual è la vita dal vero? Quella che che trasloca nella memoria, quella presente o quella che diventa una storia?» – il manifesto
Dopo anni trascorsi senza vedersi né sentirsi, due vecchi amici si ritrovano decisi ad aprire il vaso di Pandora del loro passato in comune. Così, mentre in un bar di Houston bevono un bicchiere dopo l'altro, la mente torna in Bolivia, alla fine del liceo e al tragico marzo di ventun anni prima, fatto di innamoramenti tumultuosi, genitori assenti, sogni e incertezze che in un paio di settimane hanno sconvolto per sempre le loro vite. Li vediamo, ragazzini – tra canzoni urlate a squarciagola, confidenze sussurrate e bevute fuorimisura –, entrare poco a poco in un vortice di eccitazione e violenza che culminerà in una notte impietosa, dalla quale nessuno saprà salvarsi.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Acquistato in una piccola libreria indipendente, ho letto questo romanzo pochi giorni fa, in un momento della mia vita in cui, a seguito di un tragico evento, mi capita di pensare molto più spesso agli anni dell’adolescenza, ricordandoli con un misto di tenerezza, gioia, dolore e nostalgia. Mi ha colpito il modo di scrivere asciutto, senza fronzoli e quasi spietato. Come di fatto spietata è l’adolescenza. Anni bellissimi ma nello stesso tempo tragici, dove tutto è vissuto al massimo. Un periodo in cui In cui felicità, sofferenze, entusiasmi e delusioni si alternano in maniera caotica. Anni in cui brama di vivere e scelte sbagliate possono influenzare per sempre le nostre vite. Come nel caso dei protagonisti che si ritrovano faccia a faccia con i fantasmi del passato. E’ un libro senza lieto fine ma non senza speranza; un chiaro invito ad andare avanti nonostante tutte le botte che la vita ci da. Consigliato.
La storia é narrata quasi come un flusso di coscienza che riporta alla luce i ricordi dei personaggi, segnati da un evento traumatico della loro adolescenza. Le pagine sono permeate dalla nostalgia per quella vita passata e il rammarico di non aver apprezzato abbastanza quegli anni di amicizie assolute, di sogni, di primi amori, dove la vita si apriva davanti a loro infinite possibilità. Lo scontro con la realtà non lascia incolumi, tutti ne hanno pagato il prezzo. Una scrittura fluida e asciutta, termina tutto un po' troppo velocemente, si vorrebbe leggerne e saperne di più.
Letto per un gruppo di lettura. All'inizio la storia quasi mi stava annoiando, poi in realtà mi ha coinvolta tantissimo perché è un mix ben dosato tra realtà e finzione, tra violenza e passione, tra desiderio di vita e morte. La cosa bellissima e terribile è che i confini sono sempre sfumati e come se le vicende venissero raccontate attraverso un sogno.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Gli anni invisibili è un romanzo che comincia in modo insospettabile, dal titolo sibillino il cui significato si lascia ricostruire e interpretare capitolo dopo capitolo. Un testo dall’inizio quasi pacifico, quasi lento, quasi normale. Fino a quando le cose cominciano a sprofondare in un precipizio vorticoso dove tutto confluisce e s’intreccia, indissolubile come una condanna.
La trama, articolata su un doppio piano temporale, si svolge a Cochabamba, città boliviana e luogo d’origine dell’autore, e a Houston, in Texas. Hasbún alterna i piani temporali nelle cinque parti di cui il libro si compone. La linea narrativa ambientata a Cochabamba si incentra sulle vicende di un gruppo di liceali, compagni di classe e amici, focalizzandosi in particolare sui personaggi di Andrea e Ladislao. A ventuno anni esatti di distanza da questi avvenimenti subentra un nuovo narratore, da onnisciente a interno: si tratta del personaggio secondario di Julián nella prima storyline.
Il ragazzo che nella prima linea narrativa è chiamato Julián, da adulto ha cominciato a scrivere un libro sulle vicende che hanno visto coinvolti lui e i suoi compagni di classe al liceo; è lui l’autore della narrazione sui fatti di Cochabamba. La donna che lui chiama Andrea è venuta a saperlo e i due si accordano per incontrarsi a Houston, dove il primo risiede, per parlare del libro e ricordare il passato. All’aumentare del tasso alcolemico condiviso dai due vengono meno le inibizioni e gli attriti, dovuti al tempo trascorso e a una confidenza che forse non è mai stata davvero raggiunta neanche prima. I fatti si approfondiscono, alcune menzogne si rivelano per quello che sono realmente, e le due linee narrative si incastrano l’una nell’altra spiegandosi e completandosi a vicenda – in modo esplicito, attraverso le precisazioni di Andrea, o implicito, affidato alle deduzioni che il lettore può trarre dai racconti sovrapposti.
Quella che sembrava la narrazione di vite adolescenziali dagli aspetti problematici ma tutto sommato regolari, divise tra picchi opposti di dramma ed euforia come ogni adolescenza ‘privilegiata’ che si rispetti – e quella dei nostri protagonisti, seppur in gradi differenti, non fa eccezione, come emerge da un dialogo tra la gringa Joan e Ladislao – assume una colorazione gradualmente sempre più cupa, più dark, più violenta, fino alla sera che cambia tutto.
L’atmosfera soffocante della seconda parte del romanzo lascia poco spazio alla speranza. Una sorta di determinismo s’insinua potente nella vicenda, lasciando il lettore e i protagonisti a rimuginare su quanto incidano su di noi fatti piccoli e grandi, sullo scarto esistente fra le grandi aspettative giovanili e il loro fallimento nel passaggio all’età adulta. Nelle ultimissime pagine, in particolare, questo contrasto si fa tanto vivido da risultare doloroso. L’autore fa sfoggio di una penna scaltrita nella costruzione di una tensione crescente, a tratti tragica.
Al tempo stesso alcuni elementi suggeriscono che il narratore possa non essere completamente attendibile. Forse, in fin dei conti, non tutto è segnato. Forse anche dai momenti più bui e dai traumi più dolorosi si può emergere conservando una briciola, anche minima ma vitale, di speranza; la bravura di Hasbún sta nel coinvolgerci al punto da spingerci a dimenticarlo.
Recensione di Alessia Angelini
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