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Nel modo più auspicabile e coraggioso, l'ultimo Patalogo trae il suo bilancio trentennale proiettandolo sul futuro. Non per brama di durare, ma per necessità di esserci e di testimoniare, oggi anche per domani. Nel volume gran formato sono raccolti innanzi tutto i documenti di ciò che è accaduto nell'annata scorsa. Il vasto Repertorio (la parte più cospicua, circa 135 pagine) è un elenco di dati e materiali sulla produzione degli spettacoli: in sequenza apparentemente neutra, allinea un catalogo ragionato e sfumato di eventi, la qualità dei quali è in effetti suggerita anche dallo spazio e dal tipo delle recensioni, immagini e programmi loro dedicati. Segue la Vetrina (80 pagine) che offre convegni, libri, mostre, premi, festival. Una rassegna di opinioni, progetti o sogni risponde all'invito dei promotori (oltre a Franco Quadri, Renata Molinari e Oliviero Ponte di Pino) a esprimersi sul tema Quale futuro per il teatro?. Gli interventi sono molto numerosi, significativi sia nel tono, sia nella misura, spesso contenuta nell'aforisma. Nel suo panorama, ricco di allusioni per gli addetti ai lavori, Quadri ripercorre, dal 1977 iniziale, un'avventura che si proponeva di osservare e catalogare puntualmente un anno di spettacolo italiano. Allora, nel lavoro dei registi, conduttori di una vicenda ormai secolare, "si esaminavano gli spettacoli sulla base del loro tendere o meno alla verità di una riproduzione del reale"; sulla soglia del "nuovo millennio, il teatro in Italia stenta a salpare e a darsi un volto". Altre informazioni e pertinenti rubriche, fra cui l'attribuzione dei premi Ubu e i profili delle memorabili personalità scomparse, con dedica a Bergman, Damiani e Luzzati. Dal libro si ricava il senso di organicità delle scelte e della riflessione estetica, pure nella frammentazione del dato documentario che tende comunque all'esaustività. Gianni Poli
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