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Dosando con la consueta maestria accuratezza storica e capacità affabulatoria, Valerio Massimo Manfredi ci consegna l'affresco di un'epoca – l'inquieta età neroniana – percorsa da cruciali lacerazioni, e ci regala il vivido ritratto di una donna ribelle, una protagonista indimenticabile destinata a scolpirsi nel cuore di ogni lettore.
Numidia, 62 d.C. Una carovana avanza nella steppa, scortata da un drappello di soldati agli ordini del centurione di prima linea Furio Voreno. Sui carri, leoni, ghepardi, scimmie appena catturati e destinati a battersi nelle venationes , i rischiosissimi giochi che precedevano i duelli fra gladiatori nelle arene della Roma imperiale. La preda più preziosa e temuta, però, viaggia sull'ultimo convoglio: è una giovane, splendida donna con la pelle color dell'ebano, fiera e selvatica come un leopardo... e altrettanto letale. Voreno ne rimane all'istante affascinato, ma non è il solo. Appena giunta nell'Urbe, le voci che presto si diffondono sulla sua incredibile forza e sulla sua belluina agilità accendono l'interesse e il desiderio dell'imperatore Nerone, uomo vizioso e corrotto al quale nulla può essere negato. Per sottrarla al suo destino di attrazione del popolo nei combattimenti contro le bestie feroci e toglierla dall'arena, dove prima o poi sarebbe andata incontro alla morte, Voreno ottiene il permesso di portarla con sé come guida nella memorabile impresa che è sul punto di intraprendere: una spedizione ben oltre i limiti del mondo conosciuto, alla ricerca delle sorgenti del Nilo che finora nessuno ha mai trovato. Spedizione voluta dallo stesso imperatore – su suggerimento del suo illustre consigliere, il filosofo Seneca – non solo perché spera di ricavarne grande e imperitura gloria, ma anche perché spera di allargare i confini delle terre conosciute ed estendere così i domini di Roma. E sarà proprio nel corso di questa incredibile avventura, fra monti e vulcani, piante lussureggianti e animali mai visti, che Varea – cioè "solitaria", come rivela di chiamarsi la donna – svelerà il proprio insospettabile segreto.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La trama è piatta, debole, del tutto prevedibile. I personaggi sono immobili e stereotipati; persino la scrittura vale poco: i dialoghi sono artefatti e sforzati, alcune espressioni sono ripetute più e più volte fino alla nausea, il tentativo didascalico di alcune affermazioni suona eccessivamente artefatto. Si aggiunga pura un pizzico di buonismo misandrico e antioccidentale ed ecco quello che è, a mio avviso, il peggior romanzo di Manfredi. Peccato, ha scritto libri di ben altra caratura
Semplice e avventuroso
Per nulla avvincente, con una trama lenta e con dei personaggi statici. L'unica cosa degna di nota è l'immagine della copertina.
Recensioni
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