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Einaudi (Nuovi coralli 186); 1988; 9788806482985; Copertina flessibile ; 19,5 x 11,5 cm; pp. 372; A cura di M. Rossetti, I. Simonis. ; leggeri segni d'uso alla copertina, interno ottimo; Buono (come da foto). ; «Questo libro, pubblicato per la prima volta nel 1939 e ristampato, con alcune aggiunte, nel 1947, ha segnato, cosí com'è, un'epoca. Basti ricordare che quando esso fu stampato le parole "humour nero" non facevano significato (quando non suggerivano addirittura una forma di umorismo tipica dei "negri"!) Solo da allora questa espressione è entrata nel dizionario: sappiamo quale fortuna ha avuto la nozione di humour nero. Tutto sta ad indicare che essa continua ad essere in piena effervescenza, e che si diffonde tanto per via orale (le storie del tipo "macabro") quanto attraverso l'espressione plastica (specialmente a livello di disegno in certi settimanali) e il cinema (almeno quando si pone ai margini della produzione commerciale)». Cosí André Breton nel maggio '66 postillò quella che considerava l'edizione definitiva dell'Antologia dello bumour nero. Sin dal suo primo apparire la scelta di Breton venne giudicata scandalosa. Accanto a grandi classici (come Swift, Poe, Baudelaire, Rimbaud) Breton inseriva nella sua raccolta, beffarda e iconoclasta, un De Sade, un Fourier, un De Quincey, un Lacenaire, un Grabbe, personaggi o poco noti o decisamente scomodi, irritanti. Ciò che Breton voleva non era tanto realizzare l'antologia di un genere letterario, con i suoi canoni precisi e confini ben delimitati, quanto allineare esempi di una letteratura concepita come emana-zione, esplosione (secondo una definizione comune a Rimbaud e a Baudelaire) e, potremmo aggiungere noi, come provocazione, irrisione, rovesciamento, opposizione: tutta una serie di ipotesi della letteratura come alternativa e divaricazione rispetto a un universo immobile, già codificato. «L'humour nero - è ancora Breton a parlare è nemico mortale di quel sentimentalismo dall'aria eternamente...
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