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Inglesi e francesi in guerra, tra tradimenti, distruzione, morte e amori. La storia di un ragazzo costretto a diventare presto uomo, alla ricerca delle proprie radici e alla scoperta dei segreti di una famiglia dai mille volti. Affascinante e coinvolgente.
L’arciere del re è il primo dei quattro romanzi che compongono la serie di Alla ricerca del Santo Graal e dico subito che ho ritrovato i pregi di questo autore, capace sempre di avvincere dalla prima all’ultima pagina, con una trama scorrevole, in cui i colpi di scena sono quasi la norma, così che il lettore di certo non finisce per annoiarsi. In verità un difetto che ho riscontrato e che anche in questo romanzo è presente è di non provvedere a una attenta e profonda analisi psicologica dei protagonisti, preferendo invece rimanere un po’ in superficie, anche per privilegiare l’azione. E a proposito di questa nell’Arciere del re troviamo di tutto, dalla conquista sanguinosa della città di Caen, con l’immancabile seguito di saccheggi e di stupri, alla battaglia di Crécy descritta magistralmente, in una serie di pagine con la narrazione che diventa progressivamente incalzante e che quasi rende partecipi dell’evento, con scene che si potrebbero definire apocalittiche, fra cavalli e uomini morenti, con il sangue che poco a poco inzuppa la collina, insomma una vera e propria mattanza in cui come noto risultarono sconfitti i francesi di Filippo VI, vittime soprattutto degli arcieri inglesi di Edoardo III. Queste ultime pagine, che sembrano macchiarsi di rosso tanto è il sangue che scorre, da sole meritano la lettura di un libro di questo autore che ancora una volta ho apprezzato. Comunque, giusto che si sappia, in questa “prima puntata” si accenna solo al Graal, visto che il protagonista principale, l’arciere Thomas, è impegnato a rintracciare una preziosa reliquia, la lancia con cui San Giorgio trafisse il drago, e sottratta alla chiesa inglese di Hookton. Non vado oltre, perché correrei il rischio di svelare troppo e comunque sono più che convinto che chi ama le storie di cappa e spada qui avrà pane per i suoi denti.
Se volessi riassumere il libro in poche parole direi che sembra un film di Ridley Scott o simili. Questo per alcuni (se non per molti) può sembrare un complimento e, in parte, lo è ma il libro ha alcuni difetti che mi hanno reso la lettura un po' noiosa. L'attenzione storica è lampante e da Cornwell non mi aspetto altro, i dettagli sono vivi, crudi, sporchi, ti si attaccano addosso come il fango durante le battaglie; come avrete capito, per me, l'ambientazione è il punto forte di questo romanzo soprattutto nella prima parte, resa interessante appunto dai dettagli anche se a lungo andare può risultare ripetitivo con alcune scene che sembrano sempre le stesse, si potrebbe saltare una pagina o due senza perdersi nulla di importante. Ma quindi qual è il punto dolente di questo romanzo? Bhe, i personaggi! Il protagonista a volte sembra una bella sagoma di cartone, il "cattivo francese" è molto blando e non ho ben capito tutte le sue motivazioni mentre "i cattivi inglesi" sono molto viscidi e di una cattiveria incredibile, l'unico personaggio davvero interessante è Enrico V che però viene poco approfondito. Alla fine del viaggio posso dire di aver vissuto un'avventura fatta di sangue, fango, malattie e morte, con l'odore di ferro nelle narici ma soprattutto di vittoria. In poche parole: il medioevo nell'immaginario comune, il medioevo delle grandi battaglie.
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