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Sansoni (Biblioteca storica); 1991; 9788838310898; Rilegato con sovracoperta; 23,5 x 16 cm; pp. 729; Traduzione di R. Rambelli . Prima edizione; leggeri segni d'uso alla copertina, interno ottimo; Buono (come da foto). ; Con Le armate rivoluzionarie, si rende disponibile in versione italiana un capolavoro assoluto della storiografia novecentesca sulla Rivoluzione francese. Difficile parlare di quest'opera, tanto grande è il suo valore non solo scientifico, ma narrativo, che bisognerebbe leggerla, e basta: inoltrarsi nel libro equivale infatti a tuffarsi nel mondo variopinto e brutale, picaresco e tragico, che è stato quello della Francia del 1793-94. Gli spietati uomini delle armate che in cima alle baionette portano il Terrore au village, seminando la morte ma anche facendo autentica opera di rivoluzionari, sono, per Cobb, quel che di migliore e di più puro ha generato il Terrore: mentre è colpa dei giacobini del Comitato di salute pubblica, di Robespierre e dei suoi, se a questi uomini la violenza non è stata consentita sino in fondo, se le armate sono state sciolte e gli individui coraggiosi e indipendenti che le componevano hanno dovuto rientrare nel-e loro case, quando non sono addirittura caduti vittime della vendetta controrivoluzionaria. Cobb è il narratore di una storia senza eroi. Nei suoi libri, è veramente di scena il popolo, che non a tutti può piacere, almeno finché resta appunto popolo, almeno finché non diventa classe. E certo non è una «classe» il popolo rivoluzionario studiato da Cobb: calzolai, macellai, negozianti, la cui violenza va interpretata nei suoi fondamenti biologico-moralistici e comunque occasionali, anziché spiegata come cosciente prerogativa di una classe. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.
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