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L'Armeria di Palazzo Ducale - Paolo De Lorenzi - copertina
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Descrizione


Una porta massiccia in legno di cedro, costruita con tavole fatte dispendiosamente venire dal Libano nel 1556, custodiva un tempo l'accesso alle Sale d'Armi di Palazzo Ducale. La competenza sulle "Munitioni" - questo l'antico nome del luogo - apparteneva al supremo Consiglio dei Dieci, come testimonia la sigla "cx" incisa sulla placca originale cinquecentesca della serratura, che vi ammetteva per la visita solo re, principi e ospiti eminenti. Da sempre, al fine di tutelare la sicurezza delle assemblee governative, nella sede del potere marciano esisteva un deposito di armi pronte all'uso. Nel XIV secolo fu sistemato accanto al Maggior Consiglio, nella sala - detta perciò dell'Armamento - in cui oggi si ammirano i resti del grande affresco staccato di Guariento con l'Incoronazione della Vergine; la suddivisione in due piani dava modo di sfruttare al meglio quello spazio. Il trasferimento nella sede odierna, dapprima una stanza, più tardi altre due già occupate dalla prigione della "Torresella" (sopravvivono, su una parete, numerose iscrizioni tracciate dai detenuti), risale al 1496.
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Dettagli

2012
18 luglio 2012
32 p., ill.
9788831713719

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Marco Morin
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La natura e la ragione d'essere di questo libretto rappresentano un vero mistero. Non si tratta evidentemente di una guida che, per quanto ridotta, avrebbe richiesto un minimo di conoscenza del passato di questa importante raccolta e dei pezzi esposti. Non è un saggio storico, gli impropri termini impiegati lo provano senza ombra di dubbio, e neppure un opuscolo per i consueti visitatori frettolosi che non troverebbero alcuna utilità nel suo contenuto. Se il titolo lasciava sperare bene in quanto le sale d'armi del Consiglio dei Dieci (questo è il nome corretto dell'armeria) non hanno ancora una guida degna della loro importanza e neppure, almeno a quanto ci risulta, una schedatura scientificamente accettabile, il prezzo, le dimensioni e sopratutto il contenuto hanno velocemente rivelato il meno che modesto livello dell'opera. Pochi sanno, e fra questi l'autore, che questa raccolta è, da un punto di vista storico e tecnico, la più importante in Italia e una delle principali nel mondo. E che fra gli oggetti esposti figurano le più antiche armi ad accensione automatica conosciute, catturate nel 1508 alle truppe del Duca di Braunschweig nel corso della guerra della Lega di Cambrais. E che "l'archibugio a venti canne" di canne ne ha solo dieci, le altre più corte essendo dei tubi miccia destinati a incendiare la prima delle sei cariche sovrapposte posizionate in ciascuna delle vere canne: errori e inesattezze sono decisamente troppi, considerando anche la modesta lunghezza del testo. Se dalla Fondazione dei Musei Civici non ci si poteva aspettare granché, stupisce che marchi come Skira e Marsilio si siano associati ad una simile iniziativa.

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