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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2014
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Bello ed interessante!
E’ un libro che consiglio a tutti, addetti ai lavori e appassionati, anche se un filo pro accademia. Usa un lessico schietto e diretto quindi preparatevi e in alcuni passaggi è un po’ polemico e dissacrante verso le arti visive. Pur condividendo le osservazioni sul fatto che oggi conta più l’artista che l’opera d’arte (visto che gli artisti più famosi non fanno niente con le loro mani), che a valere sono solo le opere presenti nei musei o nelle gallerie di grido che siano da considerarsi artistiche o meno e che i curators non si intendono di arte ma di affari , sulla questione bellezza vorrei discuterne. Trovo in generale che le critiche fatte in questo libro siano, forse volutamente, aggressive ma c’è di peggio in giro. Le arti visive volenti o nolenti sono circoscritte all’art system con tutti i fan club del caso, ma a mio avviso nella musica c’è di peggio. Qualsiasi ragazzetto che esce da un talent si definisce cantante, non serve essere nemmeno intonati viste le ultime tendenze canore (trap, rap. …); la cosiddetta arte dello spettacolo (in TV) fa anche peggio: mancano preparazione, originalità, creatività solo lacrime, disgrazie (col benestare della D’urso) e reality, senza dimenticare i numerosissimi programmi sulla cucina con o senza competizione (ne abbiamo veramente bisogno?). Che dire poi della politica? Per governare un paese non ci sarebbe bisogno di statisti con cognizione e preparazione di causa? Ma questo è un argomento inesauribile. Quindi sig. Crespi non se la prenda troppo, magari un giorno a una mia esposizione darà anche a me dello sgunz!
Documentato, incisivo, colto e irriverente nei confronti della "nuova religione" dell'arte contemporanea. Nello stesso tempo sintetico e pure facile da leggere. Il re è nudo e lo sapevamo tutti, ma sentirlo dire da un esperto fa bene al cuore
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