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Anno edizione: 2016
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Posso dire che questo autore bosniaco naturalizzato americano, ha delle indubbie capacità stilistiche e di gestione della trama. Joshua Levin, protagonista del libro è il figlio "imperfetto" di una famiglia ebraica di Boston, una sorella di successo, un padre fuggito di casa per stare con la tettuta amante più giovane, e tutte quelle dinamiche che ne fanno un personaggio dal sapore Rothiano. Sbarca il lunario insegnando Inglese per stranieri ma il suo sogno è sceneggiare film per Hollywood, tra le mille trame abbozzate e mai finite, spunta quella "davvero originale" dell'apocalisse Zombie. Ha una fidanzata giappo-americana, una fissa assai profonda per il sesso, una resistenza fortissima a crescere, eterno volontario Peter Pan a 33 anni e una passione per una sua studentessa, Ana, bosniaca, che lo porterà a conoscere un modo e personaggi che, suo malgrado, lo porteranno a grattare via un po di quell'egoismo e autocommiserazione compiacente con cui giustifica tutta la sua esistenza di looser. Personaggi al limite della socialità, descritti molto bene e realistici, ho trovato forzate alcune parti della trama, forzatureper creare situazioni ineluttabili e poco reali, nell'insieme comunque un bel romanzo. Piccolo stralcio: Gli uomini pensano, e bevono complici. Si riproducono in interminabili soliloqui fatti di convinzioni improvvisate, di frasi incompiute. Toccano il bicipite del compagno di bevute, gli danno affettuosi pugni sulla spalla; qualche livido - perché no - a testimonianza di una virilità condivisa, di una circolazione incrementata dall'alcol. Gli uomini si confidano, concupiscono retoricamente, copulano ipoteticamente con le protagoniste di fantasie inconfessate. Gli uomini espongono le loro filosofie e storie di vita vissuta, rivivono partite di calcio, ci tengono a far vedere che non tengono a nulla. Dicono cazzo ad ogni frase. Gli uomini non devono neanche essere dello stesso paese del loro compagno di bevute.
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