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Dettagli

1991
22 novembre 1991
284 p., ill.
9788804352211

Valutazioni e recensioni

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Recensioni: 5/5
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Ely
Recensioni: 5/5

Nel prologo si legge che l'autrice ha unito varie situazioni della sua infanzia, in un libro solo, e credo che ciò sia ammirevole. La storia è ambientata nel Dopoguerra, quando la gente era ancora (la maggior parte) poverissima. "Ascolta il mio cuore" è la storia di tre bambine, Prisca, Elisa e Rosalba. Prisca vive con i suoi genitori e il suo fratello maggiore; Elisa con gli zii e i nonni (poichè orfana) e Rosalba ancora con i genitori. Alla prima, piace scrivere storie di fantasia e ha una "cotta" per lo zio di Elisa. A scuola è appena arrivata la maestra Arpia Sferza, che fa mettere a tutte un fiocco rosa e blu. Ella divide le bambine tra quelle più ricche e quelle più povere. La più ricca è Sveva Lopez del Rio, una grande antipatica di uno dei gruppi in cui era divisa la classe: le Leccapiedi. I gruppi erano i Conigli, le Leccapiedi, le Gattemorte e i Maschiacci. Le più povere invece sono Guzzon Adelaide e Repovik Jolanda. Esse non hanno i soldi né per mangiare, né per lavarsi. Così mangiavano al ripugnante refettorio scolastico per consumare l'unico loro pasto e si lavavano con l'acqua dei parchi pubblici utilizzata per innaffiare. Romanzo di ingiustizie, amore, amicizia e valore. Consiglio la lettura di anche altri libri di Bianca Pitzorno

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elisa
Recensioni: 5/5

interessante,convincente,un pò retrò,ma la storia di Prisca ed Elisa dovrebbero leggerla tutti i bambini dai 9 anni in su

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Cuore
Recensioni: 5/5

Un ottimo libro,consigliato a tutti e a tutte le età!Se la vita,la scrittrice,la vissuta così veramente e solo da invidia..Un'avventura dietro l'altra con intrecci e storie "romantiche".Complimenti Altri libri che mi potete consigliare,simile a questo??

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Voce della critica


recensione di Bouchard, E., L'Indice 1992, n. 5

Di Bianca Pitzorno si è parlato altre volte sulle pagine di questa rivista e tuttavia quest'ultimo romanzo richiede di essere segnalato con più calore dei precedenti per la complessità dei temi e la vivacità dei toni. Raccolta nello spazio di un anno scolastico, la storia si muove sospinta dalle protagoniste, tre compagne di quarta elementare, negli anni del dopoguerra, m una cittadina di provincia, forse in Sardegna anche se nessun riferimento geografico ci autorizza a crederlo. Figlie di "benestanti" le tre coetanee si trovano costrette a subire la triste esperienza dell'abbandono dell'ottima maestra: dalla signorina Sole alla signora Argia Sforza, dalla luce alle tenebre, dalla bontà alla cattiveria, dalla trasparenza all'ipocrisia. (La scelta accurata del termine Argia credo sia stata suggerita dal nome di un piccolo aracnide altrimenti detto ragno ballerino, assai diffuso in Sardegna, che provocherebbe in chi viene punto forti dolori e un irresistibile desiderio di movimento, come altrove si pensava della tarantola).
Prisca, Elisa e Rosalba sono in lotta contro l'ingiustizia sociale, storica e morale con le armi della buona borghesia illuminata ma soprattutto sorrette dal legame che le unisce e le aiuta a non nascondere l'emergere continuo di conflitti e a farsi paladine di una giustizia certo molto ideale come si converrebbe non solo a nove anni. Che si tratti del dopoguerra è poco rilevante per l'attualità delle tematiche: l'autrice sembra non aver dimenticato nemmeno un'esperienza della sua infanzia e questo consente al lettore di immedesimarsi facilmente nel personaggio preferito. In questo ponte fra passato e presente si affronta l'analisi delle differenze con la crudezza iperbolica dell'infanzia che deve ancora vedere tutto prima di decidere che cosa rimuovere. Le bambine ricche non possono fare a meno del confronto con quelle povere per riconoscersi tali e le tre amiche si affannano a coprire i buchi del progresso e dell'aristocrazia ma anche quelli della morale e della logica in un impeto rivoluzionario preindustriale quasi commovente e molto formativo. All'interno delle grandi divisioni sociali gli adulti affollano le pagine generando sempre grandi aspettative ma con risultati spesso deludenti. Nonni, zii, genitori, cameriere e domestici testimoniano di un tempo passato suscitando nel lettore di oggi desideri di maggiori presenze, di un'umanità più ricca di possibilità, di modelli, di relazioni. Le coetanee, la classe: ecco il campo di battaglia dove si schierano le leccapiedi, le gattemorte, i conigli, i maschiacci fra cui le tre protagoniste e in prima fila Sveva Lopez del Rio, sorta di prima della classe per ceto.
L'assenza dei maschi dà la misura del grande cambiamento di costumi degli ultimi quarant'anni ma non nasconde il permanere dei conflitti fra subalterni e indipendenti, fra solidali e individualisti. Il fiore alla maestra, la mano sempre alzata, il banco in prima fila, il silenzio nell'ingiustizia dividono gli alunni di ieri e di oggi e infiammano gli animi mostrando la tortuosità della strada che porta verso l'autonomia e che passa spesso attraverso le strette della solitudine e della disapprovazione.
"A un tratto, camminando a testa bassa, vide sul marciapiede una lunga riga che separava due file di mattonelle, e le sembrò che fosse un limite invalicabile, il confine tra il giusto e l'ingiusto, un fiume al di là del quale c'erano solo vergogna e disonore" (p. 262). Questa è Prisca, in cui sembra di ravvisare l'autrice da piccola, nell'incresciosa situazione legata al regalo rituale di fine anno alla maestra: si tratta di un capitolo finale, anzi del capitolo finale, perché quel che succederà dopo risponde più che altro alla necessità di chiudere le varie storie nella storia. Prisca questa volta è sola e non può appoggiarsi alle amiche, la madre la spinge a omaggiare l'arpia insieme alle leccapiedi più in vista, la bambina cede finché, arrivando nei pressi dell'abitazione dell'insegnante, quella lunga riga fra le mattonelle le impedisce di proseguire. La coerenza richiede non solo solitudine e disapprovazione ma molto coraggio e questo forse è il messaggio più forte che percorre tutta la storia e che insieme alla narrazione elastica e disinibita la promuove a "classico per la preadolescenza", l'atmosfera di irresistibile allegria che scaturisce dalla storia spiega l'eccezionale riscontro che questo romanzo sta ottenendo anche tra i lettori meno consumati.
Quentin Blake illustratore di Rosid Dahl, offre i suoi schizzetti impertinenti a Bianca Pitzorno suggerendo una continuità ideale fra l'anglosassone "Matilde" ("L'Indice", luglio 1989) e "Ascolta il mio cuore", ma le somiglianze si fermano alla scelta di alcuni personaggi e temi di fondo. Dahl punta all'effetto e al paradosso, Pitzorno, pur con grande umorismo, tasta le pieghe dell'anima o se si preferisce del cuore e le descrive con realismo ottimista che porta a guardare sempre avanti, come unico antidoto, forse banale ma molto igienico, alle sofferenze e alle difficoltà della crescita. Quel che importa è che non si vendono illusioni: gli adulti sono vieppiù imperfetti e i coetanei cadono a grappoli nelle trappole del progresso. Riconoscere il proprio errore o la propria debolezza e trasformarla in ipotesi di cambiamento non solitario è davvero il miglior augurio possibile che l'autrice può offrire alle nuove generazioni, in questa storia così analiticamente rappresentata.

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Conosci l'autore

Bianca Pitzorno

1942, Sassari

Vive e lavora a Milano. Autrice di romanzi soprattutto per ragazzi. Dopo una laurea in Lettere antiche si trasferise a Milano per frequentare la Scuola Superiore delle Comunicazioni, dove si è specializzata in cinema e televisione. Ha lavorato per la Rai nella realizzazioni di molti programmi per bambini e ragazzi. Tra i suoi libri per i più piccoli ricordiamo Quando eravamo piccole, La bambola dell'alchimista, La casa sull'albero; trai i libri per i ragazzi: Diana, Parlare a vanvera, Re Mida ha le orecchie d'asino, Tornatrás. Tra gli editori che pubblicano le sue opere ci sono Mondadori, Einaudi Ragazzi, Salani e Gallucci.Nel 2021 pubblica un libro per adulti con Bompiani Sortilegi.

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