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Anno edizione: 2021
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Pubblicato per la prima volta nel 1982, vincitore del riconoscimento letterario più ambito in Olanda, il Premio Hooft, oggetto di numerosissime traduzioni e di una fortunata trasposizione cinematografica, Premio Oscar per il miglior film straniero nel 1987, L’attentato è uno dei romanzi piú riusciti di Harry Mulisch, un’opera indispensabile per comprendere la devastazione morale che la guerra nazista ha seminato ovunque in Europa.
«In tutto il libro si parla delle nostre scelte, etiche e politiche, della nostra indifferenza o al contrario impegno. Senza moralismo, come si addice alle vera letteratura» - Wlodek Goldkorn, Robinson
Gennaio 1945. Quasi tutta l'Europa è stata liberata; la gente fa di nuovo festa e si appresta a dimenticare la guerra. A Haarlem, però, il conflitto è tutt'altro che finito; tedeschi e polizia fascista pattugliano ancora incessantemente le strade. In periferia, in una delle quattro case dai nomi spensierati - Bel Sito, In Quiete, Dolce Sorpresa, Pace Silente - che si ergono su una via qualsiasi, gli Steenwijk si apprestano a finire la giornata. Sono le otto di sera, l'ora del coprifuoco, l'ora di andare a dormire. Nel gran silenzio che avvolge la casa - niente radio, niente telefono - risuonano improvvisamente per strada sei spari secchi. Il diciassettenne Peter Steenwijk si precipita fuori. Davanti alla casa del signor Korteweg, giace una bicicletta e, accanto, un uomo, morto stecchito. È Fake Ploeg, ispettore capo della polizia fascista, il più efferato assassino e traditore di Haarlem e dintorni. Il ragazzo rientra rapidamente in casa e si unisce alla madre, al padre e ad Anton, il fratello più piccolo, a osservare gli eventi al riparo del bovindo. Davanti ai loro sguardi esterrefatti si svolge una scena sconcertante: il signor Korteweg e sua figlia Karin escono da Dolce Sorpresa, la loro casa, afferrano per le spalle e per i piedi il cadavere del collaborazionista e lo depositano di fronte alla porta di casa degli Steenwijk. Di lì a poco motociclette, automobili grigie e camion militari tedeschi sbucano da ogni dove. La rappresaglia nazista si abbatte sugli Steenwijk. La casa è distrutta, la famiglia decimata. Soltanto il giovane Anton viene lasciato in vita. Trascorreranno gli anni, la guerra sarà consegnata all'armadio della Storia, Anton crescerà e cercherà di dimenticare gli eventi di quella tragica notte. Ma i fantasmi del passato torneranno inevitabilmente a bussare alla sua porta, sollevando la polvere dei ricordi.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un libro straordinario
un gioiello di un libro dimenticato; la vicenda prende le mosse dall'occupazione nazista dell'Olanda - aprile del '44 con le sorti della guerra ormai segnate. Un attentato "partigiano" uccide un poliziotto "collaborazionista": la rappresaglia tedesca è durissima. L'uomo viene ucciso alla periferia di Haarlem in una stradina su cui si affacciano quattro case; i proprietari della casa davanti alla quale cade il poliziotto spostano il corpo davanti a un'altra casa, dove abita un cancellerie con moglie e due figli maschi, il primo Peter, cerca a sua volta di spostare il corpo, ne ruba l'arma e scappa; il secondo Anton, dodicenne viene con i genitori preso dai tedeschi e portato al comando tedesco; la casa viene data alle fiamme; Anton per la giovane età sarà l'unico ad essere risparmiato della sua famiglia che sarà uccisa nel giro di pochi giorni insieme a un'altra dozzina di persona. Il libro sembra procedere sulla strada della memoria dell'evento, Anton abbandona Haarlem, si trasferisca ad Amsterdam dagli zii e non sembra voler fare i conti con il ricordo e la ricostruzione dei fatti. La conclusione avviene negli anni '80 a distanza di cinquant'anni. Il libro ha una delicatezza e una profondità nel trattare il tema della memoria e il tema storico della nazione occupata dai nazisti che collabora o si oppone agli stessi, ma la trattazione passa attraverso la vita di Anton con una scrittura che accompagna con la giusta misura ed essenzialità il tormento di Anton. Un libro da non perdere
Sono ancora convinto che quando verrà composta - con accurata onestà e vera nobiltà di competenza e gusto - una storia dei grandi scrittori "laterali" del '900, quelli un pò in ombra e non di primissima schiera nei fascicoli della strilloneria importante, ma splendidamente geniali, magnifici nel loro slancio potente a scolpire e donare la grandezza di una storia, ad Harry Mulisch spetterà un posto d'onore. Letteralmente conquistato anni fa dalla sua Scoperta del cielo, libro che definire meraviglioso è appena un sibilo di intatta luminescenza, divorato poi da quella misteriosa e sublime scintilla creativa che è il suo Siegfried, dove Nietzsche e Hitler danzano fra loro in una prosa che definire sontuosa è l'alba di un accenno, ecco questa perla, questa vera perla tornare da fondali insperati. Libro che pur rendendo onore a Neri Pozza io provo a recensire dal vecchio Feltrinelli rinvenuto in una scatola da mercatino anni fa e poi custodito nel tempo come un sogno mai dimenticato. Leggete tutto di quest'autore, frase che posso anche pronunciare da un pulpito o da un inginocchiatoio, pensate un pò cosa posso concedere alla platea disastrata che degnerà qualche sguardo. E' un passato mai passato, un fibrillante rogo digressivo che attrae e che chiama come una calamita quasi a orologeria decisa ad incollarsi sul sistema nervoso, sulla fibra del sentimento di lettore. Siamo lì attorno all'albero della speranza ad alzare gli occhi sperando che di sotto possa cadere qualche frutto di chiarezza, le luci su un'epoca e su una strage familiare che tentò di estinguere una famiglia, ma se ne dimenticò uno. E attorno a quel cuore, come fosse il nostro, ecco la ruota della poesia ripartire coi suoi cigoli fragili e ridarci un senso di forza e di incanto oltre le maglie sdrucite del suo opposto. Se volete corteggiare vertigini e commozione, questo è un grande libro, un affresco racchiuso nel cammino di una mente, e perfetto nella sua trama. Che gli altri titoli si ristampino. Grazie
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