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L' attesa
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L' attesa - Ginevra Bompiani - copertina
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attesa

Descrizione


"Noi aspettiamo questo e siamo sorpresi da quello" scriveva Wittgenstein nelle "Ricerche filosofiche". La comune esperienza dell'attesa ci rivela, ogni volta, questo scarto fra quel che aspettiamo e l'accadimento che interromperà la nostra attesa, fra l'atteso e colui che arriva, l'ospite reale che si presenta alla porta. Che cosa si produce in questo scarto - che è anche scarto tra ciò che appartiene all'immaginario e al linguaggio e ciò che appartiene all'evento, al reale? L'inutilità di attendere, la nostra impotenza di fronte al nuovo? Oppure la possibilità di fare esperienza del mondo? La ricerca di Ginevra Bompiani è tesa, serrata, infatti "la materia è ancora calda, fumante" - scrive l'autrice, tornando su queste pagine dopo più di vent'anni -, e alta e urgente la posta in gioco: "Ogni ospite sorprende la nostra impreparazione, e misura la nostra umanità sul tempo che intercorre tra la rinuncia alle rappresentazioni che l'hanno preceduto e il benvenuto sulla porta".
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Dettagli

2011
16 marzo 2011
98 p., Brossura
9788864630465

Voce della critica

  Racconta nella nota tardiva di "mettere le mani su una materia che per me è ancora calda, fumante, e, per me, vera: perché è vero che aspettiamo sempre l'atteso, e, quando arriva l'ospite, dobbiamo decidere che accoglienza fargli". E allora, ancora più significative si preannunciano le pagine di L'attesa (ora che più di vent'anni le separano dalla prima edizione Feltrinelli, parzialmente riveduta), strutturata in quattro capitoli, ognuno dei quali legato a un'occasione specifica (fra cui un convegno sul surrealismo e la morte di Italo Calvino). Sono pagine di difficile definizione, in cui le parti saggistiche si inverano in quelle dal carattere più specificamente narrativo, trovando una nuova luminosità in quelle dedicate all'esperienza personale, agli scorci più spiccatamente lirici, poetici. È tutta tesa a individuare le molteplici declinazioni che il tema dell'attesa, instillato originariamente dalla proposizione di Wittgenstein ("Noi aspettiamo questo e siamo sorpresi da quello"), sviluppa in prossimità di condizioni quali la noia, il dolore, la speranza, la sorpresa, Ginevra Bompiani. Ma più che un tema, l'attesa si configura qui come un paesaggio mentale, un vero e proprio orizzonte interiore stagliato di volta in volta su altezze differenti ("L'attesa può dunque compiersi in due modi: essere tradita dalla sorpresa o soddisfatta dal compimento"; "Ogni attesa si compie nel riconoscimento, fosse pure il riconoscimento che non c'è più nulla da aspettare"), per le quali non sarebbe possibile la comprensione, l'individuazione, senza il ricorso e il confronto costante, il "saccheggio" puntuale, al mondo dell'arte, della letteratura. Lo spunto offerto dal filosofo viene lanciato lontano, fino a intercettare nella sua traiettoria le pagine di Novalis, Valery, Borges, Caproni, Tasso, Benjamin, Stevenson, ognuna evocata in affinità e contrasto anche a partire da ragioni eminentemente storiche: "Se James ha mostrato, all'inizio del XX secolo, il volto vuoto e terribile dell'attesa pura, millenaria, che non riconoscerà il suo ospite quando si presenterà (…), il surrealismo ci mostra l'altro versante della coppia divisa, la sorpresa". Ed è proprio nel racconto di Henry James, La belva nella giungla, qui esaminato a partire dalla figura di John Marcher, un uomo destinato a contemplare e contemplarsi, dalla vita a forma di attesa, dall'esistenza traumatizzata e compiuta non vivendo e attendendo, nella posizione di chi è in ascolto, che tutte le ipotesi, le tesi, il senso stesso della ricerca, possono a parere di chi scrive trovare la giusta quiete. Perché alla fine, il paradigma dell'attesa, coniugato, sviluppato, suggerito e di volta in volta luminosamente reinventato, lì torna, e lì deve tornare, a inchiodare l'esistenza a ciò che le spetta, a ciò che la aspetta: "In questo gioco (…) fra tempo lineare e tempo circolare (…), si rivela la profonda fraternità di attesa e compimento; perché la vocazione matura nell'attesa − sia attesa di Dio o attesa dell'ispirazione, la vocazione è la chiamata a trasformare la vita in uno stato di attesa − ma si compie fuori di essa". E a stagliarsi sullo sfondo, a definire l'orizzonte e tratteggiare le sue latitudini, netta, potente, illuminata di una luce propria, pare proprio di poter intravedere la figura di Simone Weil. Raffaella D'Elia

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Conosci l'autore

Ginevra Bompiani

1939, Milano

Anglista e scrittrice italiana, è stat docente di lingua e letteratura inglese all’università di Siena, ha pubblicato saggi e opere di narrativa tra cui: Bàrtelemi all’ombra, 1967; Le specie del sonno, 1975; Mondanità, 1980; L’incantato, 1987; L’orso maggiore, 1994; L’età dell’argento, 2001; Ritratto di Sarah Malcolm, 2005; La stazione termale (Sellerio 2012) e La neve (et al. 2013), L'ultima apparizione di Josè Bergamin (nottetempo), Mela zeta (nottetempo 2016), L'altra metà di dio (Feltrinelli, 2019). Con Roberta Einaudi ha fondato nel 2005 le edizioni Nottetempo. Dal 2015 cura per nottetempo la collana Luce Mediterranea.

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