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Le convinzioni, sono soprattutto legate alla vita e considerate dal soggetto come parte integrante della propria visione del mondo: demolirle significa quindi mettersi in discussione, sottoporre ad una revisione critica le basi della propria personalità, cosa ovviamente non facile per chiunque, indipendentemente dalla ragionevolezza delle opinioni falsificate.Cambiare opinione non è mai facile e, soprattutto, richiede gradualità. Non basta la semplice esposizione ad una teoria più avanzata perché il soggetto la faccia sua; bisogna che egli vi arrivi, la consideri come la conclusione di un suo personale percorso. Questo, lo diceva già Aristotele, è il principio basilare di ogni arte retorica: perché un’argomentazione (non solo filosofica) sia veramente convincente deve partire non dalle convinzioni dell’oratore ma da quelle dell’interlocutore. Anzi, ancora prima, deve aiutare l’interlocutore ad esplicitare le proprie convinzioni, esprimere e rendere consapevole ciò che fino ad allora è stato dato per scontato. Le convinzioni semplici sono spesso illogiche, ma non basta certo far notare questo piccolo difetto perché siano cambiate. Chi sulla realtà svolge il ragionamento circolare sopra descritto (la realtà è l’insieme delle cose e le cose sono le parti della realtà) non sarà turbato più di tanto se costretto a constatare l’inconcludenza e persino l’irragionevolezza del suo pensiero. Conviviamo tutti con assurdità ben più sconvolgenti e comunque solo un dogmatico razionalista (un tipo di filosofo da tempo estinto) potrebbe coltivare la speranza che la gente cambi idee solo per averne riconosciuta illogicità. Spesso non usiamo la logica neppure tentando di risolvere problemi logici. Proprio perché nascono dall’esperienza e servono a giustificarla, le convinzioni semplici possono essere smentite non con argomenti teorici ma solo a partire da altre esperienze.
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