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Metti insieme Alice Toklas, Gertrude Stein e la traduzione per Einaudi di Cesare Pavese e otterrai una miscela esplosiva. "Autobiografia di mia madre" di Alice Toklas è una opera straordinaria che ci racconta due donne dalla cultura raffinata: Gertrude Stein e Alice Toklas. Le due donne, negli anni pre e post guerra, sono circondate dal meglio della letteratura e dell'arte del periodo. Sono anni ricchi di bellezza, di incredibili scrittori e pittori. Parigi e Rue du Fleurus 27 sono il salotto letterario ad accogliere i grandi del 900 con cui si intavolano discussioni, risate e battibecchi. Un salotto letterario intriso di arte, cultura e splendore con figure che hanno cambiato il loro secolo regalando, a chi ha il piacere di leggere queste pagine, momenti unici di cui noi siamo testimoni.
Chi non è stato in Rue de Fleurus, fra quelle stanze dense di meraviglia, scoperta, talento, confronto, negli anni più fastosi della Parigi novecentesca? Talento e genio fusi in mille incontri, brusche discussioni e tenerezze incantevoli al soglio di questa donna che dalla lontana Pennsylvania rivoltò e decise artisticamente una capitale europea come un guanto, madrina e amica di pittori, poeti, scrittori e musicisti almeno per quarant'anni dello scorso secolo. Capace di tener testa a Picasso per notti e notti, di esaltare o abbattere giovani promesse venute a salutarla da ogni angolo del mondo, di dispensare consigli decisivi su carriere e destini, di amare pubblicamente un'altra donna agli albori di un moderno rapporto di coppia fra sessi uguali. Una rivoluzionaria, grande scrittrice e donna prima di tutto. Gli anni di fioriture artistiche eccezionali, di prodigi e stupori sotto i suoi occhi espertissimi, gli anni della grande guerra, dell'esposizione universale del 1900, gli anni di Verdun e della Marna, sempre vissuti in prima linea e mai deposti o scartati in nome di una rozza estetica che dimentica il fuoco della realtà, delle sorti, della vita. Così si ride e si gioca in queste pagine come in una pazzesca passerella di veri geni, un'avventura umana che può solo invidiarsi, ricca com'è fino ad estenuare ogni grado dell'invidia. Matisse, Satie, Braque, Apollinaie, Max Jacob, Juan Gris, la Laurencin, e ancora Pound (non buoni i rapporti...), Anderson, Withehead, Francis Rose (adorato!). Poi arriva Hemingway: "Era un giovane di ventitre anni, straordinariamente ben fatto, e aveva l'aria moderna e insieme un sentore di museo". Un intero mondo che busserà alla sua porta, curioso, umile, tremante in alcune aspirazioni e ambiziosissimo in altre. E lei che ascolta tutti, li sprona e li accudisce, li sgrida e li corregge, ma sempre con classe e misura, distinzione, tatto. Un astro attorno a cui girò la storia dell'arte, una balia di genio che cullò un intero secolo.
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