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Autografi dei letterati italiani. Le Origini e il Trecento. Ediz. illustrata. Vol. 1 - copertina
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Autografi dei letterati italiani. Le Origini e il Trecento. Ediz. illustrata. Vol. 1 - copertina

Descrizione


Avviato nel 2006, il progetto degli Autografi dei letterati italiani intende realizzare un censimento delle carte autografe dei principali letterati attivi tra le Origini e la fine del Cinquecento. L'opera è articolata in tre serie divise cronologicamente (Le Origini e il Trecento; Il Quattrocento; Il Cinquecento), curate da un'equipe di studiosi, per uno sviluppo complessivo di otto tomi. I tomi sono costituiti da una serie di schede monografiche, redatte da specialisti. Ogni scheda si apre con una ricostruzione della storia dei manoscritti dell'autore (con indicazione delle linee di indagine per eventuali ampliamenti), seguita da un elenco di tutti gli autografi noti, con sezione autonoma riservata ai postillati, elenco redatto nella forma agile di uno short-title e corredato da riferimenti bibliografici essenziali. La scheda è completata da un dossier di immagini, commentato in una Nota sulla scrittura: illustrate e ragionate, le riproduzioni intendono mettere in luce i tratti distintivi della grafia dell'autore e tracciarne, laddove possibile, le linee di evoluzione, offrendo uno strumento primario, e dalla funzionalità immediata, per il riconoschnento dell'autografia. Ogni volume, infine, è corredato di ampi indici: dei nomi, dei manoscritti, dei postillati. Cosi impostata, l'opera è frutto del contributo di storici della letteratura, filologi italiani e romanzi, paleografi, storici della lingua e dell'arte.
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Dettagli

2013
9 ottobre 2013
XV-365 p., ill. , Rilegato
9788884028846

Voce della critica

  Viene da pensare che solo all'interno della raffinata scuola italiana di studi filologici e letterari un progetto come quello degli Autografi dei letterati italiani possa essere stato pensato e condotto fino alla pubblicazione; e probabilmente è proprio così. Non che non abbiamo anche noi qualcosa da rimproverarci nel corso passato e presente della ricerca letteraria (anche se la sostanziale tenuta della dimensione storica, pur quando si affrontano ambiti e tematiche up to date, ci ha salvati, almeno finora), ma certo un livello così elevato di scrupolo documentario e di capacità interpretativa sono possibili e attuabili soltanto dove la persistenza della tradizione filologica negli studi universitari ha consentito la formazione di studiosi con competenze di alto livello. Il progetto è sostanzialmente un atlante degli autografi dei letterati italiani dalle origini fino al Cinquecento e questo primo tomo comprende la prima di due parti contenenti i documenti che arrivano fino al Trecento. C'è da sottolineare subito la novità dell'impresa, che mette a disposizione degli studiosi una raccolta completa e ragionata dove finora si avevano soltanto isolati, anche se eccellenti, interventi su singoli autori o su opere particolari. La qualità filologica e paleografica delle voci è impeccabile (il lettore vi trova accurate schede di presentazione e di commento, bibliografie, riproduzioni di numerosi reperti) e le ricadute dell'opera sulla ricerca a venire saranno certamente importanti: basti pensare a future edizioni critiche degli autori, a indagini attributive su testimoni incerti, a studi di diacronia autoriale o sulla cultura di un dato scrittore o ambiente. Non è da tralasciare il numero delle figure coinvolte, che per questa parte comprende ventisei nomi, dimostrando così una pratica scrittoria ampia e ripetuta, peraltro scontata in Italia in quel periodo, dove la militanza letteraria di notai, maestri e giudici è assolutamente rilevante. Le schede offrono talora documenti di una certa notorietà, come il manoscritto del Decameron di Boccaccio (la cui sezione è però molto più ampia e articolata) o il frammento di mano di san Francesco, ma per la più parte si tratta di documentazione poco nota o sconosciuta, che, anche per gli autori meno frequentati, è di assoluto interesse, specialmente con riferimento alla storia letteraria e culturale: in questo senso è da rimarcare l'attenzione alle postille autografe in manoscritti di opere antiche e medievali, che ci offrono indizi molto stimolanti sugli interessi e sugli studi di questi autori. Come si è osservato, la qualità scientifica è certamente quello che più conta in un lavoro di questo tipo e tuttavia non sarà da respingere anche una fruizione "sentimentale", in forza proprio delle attestazioni che abbiamo davanti a noi. È difficile non farsene cogliere di fronte alla cartula contenente le Laudes Dei altissimi e la benedizione di Francesco a frate Leone, con aggiunte di quest'ultimo (che anche corregge il suo venerato maestro), arrivata al sacro convento di Assisi, dove oggi è custodita, dopo che Leone l'aveva lungamente portata su di sé come un amuleto. Francesco scriveva in modo elementare, da semicolto che, neppure dopo la conversione, aveva pensato di studiare e anche la sua grafia aiuta a capirne la spiritualità. Ma pure le figurine di dicitori e protagonisti delle novelle che Boccaccio inserì nell'autografo del Decameron e gli altri disegni di cui arricchì i manoscritti che scriveva o che leggeva sono lì, a parlarci di un gusto e di un'attenzione al reale che ci sembra proprio di riconoscere; e infine, anche testimonianze meno coinvolgenti o decorative sono comunque l'orma di un pensiero, di un lavoro che si è piegato su quelle carte. Pur senza insinuare nessun feticismo dell'originale (il poeta, l'autore, lo sappiamo, è tutto nei suoi testi), non saranno dunque del tutto da respingere sia la pietas sia la curiositas, che fanno ambedue sempre parte dell'umanesimo che ci sforziamo di praticare. Come osservano i curatori, a questo peraltro ricco manipolo di letterati ne manca uno i cui originali basterebbero da soli a riempire un altro volume: manca Dante, che non disperiamo d'incontrare, prima o poi, in qualche pergamena o in qualche nota a margine di Virgilio o di Boezio.   Walter Meliga

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