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Una sorta di versione tutt'altro che idilliaca di "Forrest Gump",con un protagonista che sembra la versione autistica di Jack Nicholson e ha in se un pò del Kaspar Kauser di Wener Herzog(ripete esattamente tutto quello che sente).Pamphlet antireligioso e mito del selvaggio buono,il film risente del metodo tipico "basso"per estorcere emozioni allo spettatore:da un lato crudezze varie(non così tante però,ma ho sentito che la versione italiana è tagliata),dall'altro momenti di commozione e umorismo leggero.In generale è tutto un pò troppo studiato a tavolino per essere coinvolgente,ma è innegabile che il ritratto del protagonista non sia la solita macchietta dei film di genere,così come la capacità di mostrare il mondo contemporaneo attraverso i suoi occhi.
Assolutamente geniale, inquietante, diretto come una sequela di pugni allo stomaco da diluire poi con un finale sospeso tra l'happy end e il riso amaro. Non banalmente "dal letame nascono i fiori", ma certo una parabola sugli effetti, devastanti eppure a volte singolari di isolamento, violenza e degrado. Che alla fine commuove e ci fa amare il protagonista di un affetto genuino e oltre ogni scontato senso di pieta'. Ottima sceneggiatiura e regia, ottimi interpreti, soprattutto Nick Hope allenato e perfettamnte calato nel ruolo (da vedere lo speciale con l'addestramento di Hope, il backstage e la bellissima e micidiale docu-fiction sullo psicopatico, cui la storia si riallaccia).
Per chi gia' ama le atmosfere inquietanti e sottilmente morbose, lo scavo psicologico "noir" di De Heer, forse e' il suo film migliore (quello a tinte piu' forti). Per gli altri un' occasione per scoprire l'autore e un viaggio lucido nella follia e nel degrado umani.
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