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Sono le paure che hanno bisogno di essere addomesticate.
E' l'ora del té a casa della piccola Sophie quando qualcuno suona improvvisamente il campanello. «Non resta che aprire e scoprire chi è», suggerisce la mamma. Chi chiede il permesso di entrare è una grande tigre sorridente e affamata. Subito invitata a tavola come parte della famiglia, inizia a divorare con disinvoltura la merenda e tutto quello che trova in cucina sotto gli occhi curiosi, e nemmeno troppo meravigliati, delle due donne. Una tigre all'ora del té di Judith Kerr, pubblicato per la prima volta nel 1968 e arrivato oggi in Italia grazie Mondadori, è diventato un grande classico della letteratura per l'infanzia che in cinquant'anni ha fatto il giro del mondo.
Con la dolcezza e il ritmo di una favola della buona notte, l'albo racconta su uno sfondo bianco luminoso l'ospitalità generosa e spontanea di una tradizionale famiglia inglese per l'animale più esotico e feroce che si possa immaginare. Non c'è straniero che non possa essere accolto, disordine che non possa trovare soluzione, terrore o rabbia che non possano essere trasformati con l'ironia. Più che gli animali sono le paure che hanno bisogno di essere addomesticate. Tanto, sembrano mostrare le illustrazioni finali, le tigri continuano a girare come gatti per le città in attesa di bussare a nuove porte, ma se le accogliamo non torneranno mai più a farci vista. Nemmeno se le aspettiamo con un barattolo di Tiger food in regalo.
La storia tocca l'immaginario autobiografico dell'autrice, ebrea di Berlino, che all'età di dieci anni fuggì dalla Germania nazista con la sua famiglia per trasferirsi in Inghilterra, dove vive ancora oggi. Una volta bambini e un'altra tigri, a tutti può capitare di trovarsi a dover aprire o bussare a una porta.
Bambina è anche la protagonista di La bambina e il gatto con il testo del 1962 di Ingrid Bachér e i disegni di Rotraut Susanne Berner realizzati nel 2010 per la collana di fumetto e illustrazione Die Tolle Hefte («quadernetti folli e meravigliosi») curata dall'editore tedesco Armin Abmeir.
Topipittori trasforma il piccolo volume, stampato originariamente con tecniche artigianali vicine alla litografia tradizionale, in un libro illustrato prezioso che, con i suoi colori primari accesi e le linee squadrate e graffiate, non teme il nero e il mistero.
I genitori sono usciti, sotto le coperte è rimasta sola col suo gatto una bambina che non riesce ad addormentarsi perchè la notte è troppo scura e sta arrivando il temporale. «Desidero essere forte, gatto! Oppure dovresti esserlo tu. Non voglio più avere paura!», sussurra con un nodo in gola.
Per vincere la paura la bambina ha un'idea: trasformare l'animale in un grande leone adulto, giallo come la luna, che possa proteggerla. Tra fulmini, tuoni e ombre mostruose nella stanza avviene la magia che allontana la tempesta. «Non avrò mai più, mai più paura del buio e del temporale, pensò. Io proprio non sapevo quanto si può fare. Non avevo idea che tra me e gli altri potessero avere luogo certe magie», traduce Giulia Mirandola. Quando i genitori ritornano, la bambina dorme ormai sicura, mentre il leone pensieroso sogna di tornare a essere un piccolo gatto nero. Al risveglio non c'è più nessuno, anche in questa storia il gatto-leone se n'è andato lasciando la bambina più coraggiosa e indipendente. La fatica è quella di crescere e trasformare le paure, di credere nei sogni e saperli lasciare andare, di essere liberi di vivere l'oscurità e il mistero anche nelle situazioni più intime e famigliari.
La bambina e il gatto è una risorsa per tutte le età e per tutti i bambini, per chi ha paura del buio e non riesce a dormire, per il giorno in cui qualcuno sta per nascere e qualcunaltro si sta per sposare, per chi abbandona la sua terra e per chi ospita, per ogni giorno in cui si cerca il modo di essere più forti e grandi.
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