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Quando la narrazione viene fatta a beneficio di un bambino, è senz'altro migliore: "Una bambina in tempo di guerra" di Alberta Montanari ne è una prova". La semplicità è la prima caratteristica che ho trovato in questo libro, scritto per quattordici nipoti. Vi è poi l'aspetto storico che affascina, se si pensa che nel periodo in esame si è consumata quella che un noto studioso ha definito la morte della Patria: intendo riferirmi all'8 settembre 1943, il giorno del Tutti a casa, di quell'invito ad Arrangiarsi che è all'origine di tanti nostri problemi passati, presenti e futuri. In genere, i libri per ragazzi sono scritti da adulti, ma questo testo è stato compilato da una persona matura, che però scrive con l'animo ed il corpo della bambina che è rimasta in lei: in breve, alla nonna che narra, io sostituirei la figura, originale senz'altro, della nonna-bambina. Ne scaturisce un racconto a quattro mani, con la bimba che spadroneggia e fa quello che vuole, con la semplicità e la freschezza della sua età spensierata e soprattutto unica, mentre la nonna è preoccupata nel fare in modo che la sua nipotina comprenda bene il racconto, reso difficile dallo scenario di un Paese in ginocchio come non era mai stato. A questo punto, credo che sia corretto riportare alcune parti dell'esposizione. È notte, l'automobile su cui viaggia la famiglia procede a luci spente, ma cade su una buca: subito dopo l'impatto, la madre, che teme il peggio, cerca di comprendere se qualcuno si sia ferito, ma la bambina, che custodiva un prezioso cesto, la rassicura dicendo che le uova non si sono fatte niente: al genitore in apprensione, risponde la saggezza infantile condizionata dalla fame. Se lo scritto inizia con l'entrata in guerra dell'Italia nel conflitto mondiale del 1940, il racconto termina con la nascita della sorellina: il lieto evento ci introduce alla rinascita dell'Italia. A quel punto, la nonna bambina si congeda nel migliore dei modi: la guerra è proprio finita.
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